gerundio
gerùndio s. m. [dal lat. tardo gerundium, der., come gerundivus, di gerundus = gerendus, part. fut. passivo di gerĕre «compiere»; propr.: il modo che indica l’azione da compiere]. – Modo nominale del verbo, derivato in italiano, come in altre lingue romanze, dalla forma ablativale del gerundio latino, il quale aveva natura nominale più accentuata in quanto sostituiva l’infinito per i rapporti sintattici espressi da casi diversi dal nominativo (aveva quindi il genitivo, videndi «di vedere»; il dativo, videndo «a vedere»; l’accusativo (ad) videndum «per vedere»; l’ablativo videndo «col vedere, ecc.»). In italiano ha due tempi, il presente (vedendo) per indicare azione contemporanea, e il passato (avendo veduto) per indicare azione anteriore, e si usa soprattutto per svolgere in proposizioni secondarie funzione temporale, causale, modale, strumentale, ipotetica, ecc.; con funzione temporale, è stato talora usato (sull’esempio francese) con la prep. in: diamo licenza ... di sbadigliare in leggendoli (Beccaria). In rari casi ha costruzione assoluta: strada facendo; e via dicendo. Poco com. l’uso come agg.: modo gerundio.