genitore sociale
loc. s.le m. Chi si assume il compito di curare la crescita e l’educazione di un figlio che non ha generato. ◆ Ogni persona, con nessuna altra motivazione se non quella di poter conoscere la verità che concerne la sua nascita, ha il diritto di disconoscere un eventuale genitore sociale, ma non naturale, e il diritto di ottenere il riconoscimento giudiziale della sua autentica genitorialità naturale. (Francesco D’Agostino, Corriere della sera, 9 giugno 2005, p. 8, Politica) • Basta scorrere le sentenze e i ricorsi, inutilizzabile il vecchio vocabolario, padre e madre, si lavora di metafore e di neologismi: «la compagna della madre» oppure «i genitori sociali».... [In Francia] la legge si può facilmente aggirare, basta nascondere la propria omosessualità e presentarsi nella domanda di adozione come celibi. Sono gli stessi servizi sociali a suggerire il trucco: «Non ci sono, in fondo, questionari dove è rischiesto di spiegare le proprie pratiche sessuali». (Domenico Quirico, Stampa, 17 febbraio 2007, p. 21, Estero) • Sono quasi un milione le famiglie «ricostituite» con partners separati o divorziati. Ma il cosiddetto «genitore sociale», che si occupa di un bambino quasi quanto il padre biologico, per le istituzioni è praticamente «invisibile» e non si sa bene che ruolo abbia. (Anna Maria Sersale, Messaggero, 30 aprile 2008, p. 13, Cronache).
Composto dal s. m. genitore e dall’agg. sociale.
Già attestato nella Repubblica del 14 novembre 1989, p. 32, Cultura (Claude Lévi-Strauss).
V. anche terzo genitore.