geloso
gelóso agg. [dall’ant. zeloso, lat. mediev. zelosus «pieno di zelo», der. del lat. tardo zelus «zelo», che a sua volta è dal gr. ζῆλος]. – 1. a. Che soffre di gelosia: marito g., moglie g.; è g. come un Otello; era sì g., che temeva dell’aere stesso (Boccaccio); e con uso sostantivato: i g. sono spesso insopportabili. Frequente l’uso con compl. di specificazione, che può indicare sia la persona amata che si teme di perdere (è gelosa del fidanzato), sia il presunto rivale (è gelosa di tutte le amiche del marito); sempre con la seconda funzione nelle accezioni estens. di gelosia: è molto gelosa del fratellino; le suocere sono talvolta g. delle nuore; e di persona che soffre per timore di essere posposta ad altri nella stima o che si cruccia vedendo altri godere di un vantaggio che vorrebbe per sé: essere g. dei proprî colleghi; essere g. dei successi altrui. Riferito a cosa, che rivela o è manifestazione di gelosia: guardare con occhio g.; fare g. guardia. b. Altri usi estens.: essere g. dei proprî sentimenti, o dei proprî libri, giocattoli e sim., tenerli nascosti, non volere che altri ne siano a parte; è molto g. della sua autorità; quindi, custode sollecito, premuroso di quanto è proprio: popolo g. della sua libertà, dei suoi diritti; essere g. dell’onore, della dignità, fare di tutto per conservarli intatti. c. Detto di cosa, che va trattata o custodita con molta cura: è uno strumento g. (con quest’accezione, poco com.); un g. segreto; l’onore è una cosa g.; la corrispondenza più importante e g.; e riferito alla cura stessa che si ha di certe cose: conservare con g. attaccamento. 2. In marina, termine, ormai in disuso, riferito a bastimento, spec. veliero, soggetto a sbandare facilmente per forza di vento o di mare. ◆ Dim. gelosétto; accr., scherz., gelosóne (come sost.); pegg. gelosàccio. ◆ Avv. gelosaménte, con grande cura, con sollecitudine, con attaccamento quasi esclusivo: custodire gelosamente un segreto, un ricordo; difendere gelosamente un proprio diritto.