furto
s. m. [dal lat. furtum, der. di fur «ladro»]. – 1. a. Nel linguaggio giur., l’atto e il fatto d’impossessarsi di cosa mobile altrui sottraendola a chi la detiene, al fine di trarne profitto per sé o per altri: commettere, consumare, perpetrare un f.; f. di gioielli, di bestiame, di opere d’arte; scoprire, denunciare un f.; reo, accusato, imputato di f.; ricercato, arrestato, condannato per f.; f. qualificato, aggravato da particolari circostanze specificamente previste; f. con scasso, aggravato dall’uso di violenza sulle cose; f. d’uso, commesso al solo scopo di fare uso momentaneo della cosa sottratta, restituendola subito dopo; f. con destrezza, lo stesso che borseggio. b. Per estens., nel linguaggio com., appropriazione di un’idea (o di un’intuizione, di un’invenzione, di una produzione dell’ingegno) altrui che si vuole far passare per propria: questo film è un f., un vero f.; f. letterario, plagio. Anche, richiesta di un prezzo o di un compenso che si ritiene eccessivo, sproporzionato rispetto all’entità reale della merce o della prestazione: cinquecento euro per quelle quattro sedie sono (o mi sembrano) un f.; e a proposito di esazioni, imposizioni e sim. ritenute eccessivamente gravose: ma questo è un f. legalizzato! c. In senso concr., la cosa rubata: nascondere, restituire il furto. 2. ant. Come locuz. avv., di furto, di nascosto, furtivamente, di sorpresa: togliere, entrare di f.; li Franceschi, tutta Roma presa, prendeano di furto Campidoglio di notte (Dante). ◆ Dim. furterèllo (o furtarèllo).