fremere
frèmere v. intr. [dal lat. fremĕre] (aus. avere). – 1. a. Di persona, essere agitato internamente da una forte passione o da un sentimento contenuto: f. di sdegno, di rabbia, d’orrore; f. d’impazienza; f. per l’ardore di combattere, per l’ansia d’incontrare l’avversario; non risposi ai suoi insulti, ma dentro di me fremevo; intanto io chieggo Quanto a viver mi resti, e qui per terra Mi getto, e grido, e fremo (Leopardi). Anche, tremare, palpitare per turbamento amoroso: la sentiva fremere fra le sue braccia. b. letter. Agitarsi rumoreggiando, detto spec. del mare in tempesta, della selva o delle piante quando sono scosse dal vento, e sim.: Non freme così ’l mar quando s’adira (Petrarca); E sorridevi a lui sotto quel tiglio Ch’or con dimesse frondi va fremendo (Foscolo); estens., di veicoli a motore: S’arresta un automobile fremendo e sobbalzando (Gozzano). c. ant. Di bestie feroci, emettere un suono rauco, ruggire, e sim.: non altrimenti fremendo che ’l lion libico (Boccaccio); Come orsa ... freme in suono di pietà e di rabbia (Ariosto). Di cavalli, nitrire: S’udìa fremer cavalli e squillar trombe (Caro). 2. Con uso trans., nel linguaggio poet., chiedere con impaziente ardore: Arme arme freme il forsennato (T. Tasso); e fremean guerra, ascoltando, Quei che operaro in Salamina il brando (Carducci); esprimere, manifestare con fremiti: e l’ossa Fremono amor di patria (Foscolo). ◆ Part. pres. fremènte, anche come agg.: essere fremente di sdegno, d’ira, d’impazienza, e assol. essere fremente; talora anche, per estens., ardente di desiderio, di passione: labbra, baci frementi; con mani frementi.