fregio
frégio s. m. [lat. mediev. frisium, che è prob. il lat. Phrygium (opus) «lavoro frigio», riferito alle stoffe ricamate in oro originarie della Frigia]. – 1. a. In architettura, zona decorata con andamento prevalentemente orizzontale; in partic., nella trabeazione degli ordini classici, la parte fra architrave e cornice e, per analogia, in porte o finestre sormontate da una cornice di coronamento, la fascia tra questa e la riquadratura; nel capitello dorico romano, la fascia tra il collarino e l’echino; nel capitello ionico, il giro di ovoli. b. Per estens., qualunque ornamento, più o meno simile al fregio architettonico, intagliato, ricamato o semplicemente disegnato: i f. di un mobile; un berretto rosso con fregi d’oro; la pagina è limitata in fondo da un bel fregio. Nella costruzione navale in legno, ciascuno degli ornamenti (sculture, decorazioni varie) che abbellivano la poppa, i fianchi e la prora delle navi (celebri i fregi poppieri dei grandi vascelli secenteschi e settecenteschi, spec. delle marine nordiche europee). c. In araldica, fregi-sostegni, due bastoni incurvati, ornati di fregi, posti sotto lo scudo per sostenere le zampe dei supporti. d. non com. Decorazione, insegna d’onore; fig., iron.: li suoi dispetti Sono al suo petto assai debiti f. (Dante). 2. fig. Ornamento morale: nobile gesto che costituisce un degno f. della sua memoria; l’onestà è un f. della bellezza; né macchia vi può dar né fregio Lingua sì vile (Ariosto). 3. ant. Sfregio, taglio fatto sul volto a una persona, e la cicatrice che ne rimane: Un, che fra gli altri si terrà deriso, Faralle un f. sul mezzo del viso (Berni); fig.: un insopportabile f. di vitupero in sul volto a tutto il clero di Roma (D. Bartoli). ◆ Dim. fregétto, fregettino.