frangere
fràngere (ant. fràgnere) v. tr. [lat. frangĕre] (io frango, tu frangi; pass. rem. fransi, frangésti, ecc.; part. pass. franto). – Rompere, spezzare; nel linguaggio corrente, è usato solo nell’espressione f. le olive (al frantoio, per estrarne l’olio), e nel rifl. frangersi, riferito alle onde del mare che, urtando contro uno scoglio, una nave, o rovesciandosi sul lido, si rompono spumeggiando; in questo sign., anticam. anche intr.: si sconforta Mia vita in tutto, e notte e giorno piange, Stanca senza governo [= timone] in mar che frange (Petrarca). Con altri complementi, tranne poche espressioni di uso tecnico, come f. la terra, le zolle, le biade (frequente anche nei composti frangizolle, frangibiade, ecc.), appartiene al linguaggio letter.: f. il pane (anche fig., f. il pane della scienza); giovenchi invitti A franger glebe e rintegrar maggesi (Carducci); I cavalli normanni alle lor poste Frangean la biada con rumor di croste (Pascoli); L’azzurro scuro delle profondità si è franto (Ungaretti). Usi estens. e fig.: Donna è gentil nel ciel che si compiange Di questo ’mpedimento ov’io ti mando, Sì che duro giudicio là sù frange (Dante), ne vince la durezza, lo rende più mite; Di questa costa, là dov’ella frange Più sua rattezza (Dante), dove interrompe la sua ripidezza, si fa meno ripida; i soli che avessero mostrato ... renitenza a f. la data fede (C. Cattaneo), a violarla; le delizie di Capua e la dimora in quella fransero il vigore di Annibale (Boccaccio), spezzarono, domarono; il suo corpo è franto Dall’error lungo (Pascoli), affranto, spossato. ◆ Part. pres. frangènte, anche come s. m. (v. la voce). ◆ Part. pass. franto; fu in uso anticam. anche fratto, che oggi sopravvive come agg. solo con particolari sign. nella matematica (v. la voce).