frammentocrazia
s. f. Il potere esercitato dal frammento, o dai frammenti, nei confronti dell’insieme di cui è, o sono, parte costitutiva; con particolare riferimento ai partiti politici minori nei riguardi delle coalizioni che sostengono. ◆ «Il sistema che uscirebbe dal referendum sarebbe perfino peggio di quello attuale. Perché darebbe un peso esagerato ai piccoli partiti facendo nascere, uso questo neologismo, una vera e propria “frammentocrazia”» [Francesco Rutelli intervistato da Ugo Magri]. (Stampa, 31 dicembre 2006, p. 9, Primo piano) • Il leader della Margherita [Francesco Rutelli], che si diletta in neologismi legati alla sua lunga attività politica, inventa infine una parola per la serata di Caserta: «frammentocrazia», immagine che, a parere di Rutelli, descrive «la situazione di frammentazione nella rappresentanza dei partiti di oggi, il potere dei partiti usa-e-getta, di chi si inventa una lista e riesce ad avere i suoi parlamentari». Scenario che rende indispensabile, chiosa, la nascita del Partito democratico. (Conchita Sannino, Repubblica, 10 febbraio 2007, Napoli, p. V).
Composto dal s. m. frammento con l’aggiunta del confisso -crazia.
V. anche iperframmentazione.