fortuna
s. f. [lat. fortūna, der. di fors fortis «caso, sorte»]. – 1. Propriam., nome di un’antica divinità romana, personificazione della forza che guida e avvicenda i destini degli uomini, ai quali distribuisce ciecamente felicità, benessere, ricchezza, oppure infelicità e sventura: la dea Fortuna; il tempio della Fortuna. Concepita e rappresentata variamente nella letteratura e nell’arte (Dante, per es., nel c. VII dell’Inf., l’immaginò come un’intelligenza celeste ordinata da Dio quale «general ministra e duce» dei beni mondani, beata nel cielo dove «con l’altre prime creature lieta Volve sua spera»; il Machiavelli invece la riportò sulla terra, sottomettendola, ma come potenza astratta, alla volontà dell’uomo: «la fortuna è donna: ed è necessario, volendola tenere sotto, batterla e urtarla», cap. XXV del Principe), è rimasta anche nella fantasia popolare come un essere soprannaturale a cui si attribuisce il merito o la colpa di avvenimenti inaspettati e di improvvisi mutamenti di stato, raffigurata come una giovane donna bendata, con un piede su una ruota, simbolo della sua instabilità; e di questa personificazione rimane traccia in molte locuzioni del linguaggio comune: la f. è cieca; la ruota della f.; prendersela con la f.; essere perseguitato dalla f.; la f. gli ha arriso; la f. volle che ...; la f. t’aiuti; la f. ci assista; affidarsi alla f., ecc. E così nell’immaginazione poetica: Voi cui f. ha posto in mano il freno De le belle contrade (Petrarca); a noi Morte apparecchi riposato albergo ove una volta la f. cessi Dalle vendette (Foscolo). 2. In senso più astratto: a. La sorte, intesa soggettivamente, in quanto cioè si mostri benigna o maligna, mandando agli uomini quanto può determinare la loro felicità o infelicità: avere la f. amica, favorevole, propizia, nemica, avversa, contraria; e come espressione augurale: buona fortuna! b. La sorte intesa oggettivamente, come vicenda, come alterna possibilità di condizioni buone e cattive, favorevoli e avverse: la f. delle parole; la f. degli stati; con varia f., con varia vicenda. Nel linguaggio della critica, la risonanza che uno scrittore o un’opera hanno avuto presso i contemporanei o in tempi successivi, cioè l’insieme delle edizioni, traduzioni, imitazioni, valutazioni, e anche gl’influssi letterarî o spirituali esercitati: la f. di Dante; la f. del Petrarca nel Cinquecento; la f. dei «Promessi Sposi». 3. a. Senza altra determinazione, la sorte favorevole, o più concretam. un avvenimento felice: ci vuol f.; è questione di f.; tentare la f., fare un tentativo, anche rischioso, che possa procurare con l’aiuto della sorte qualche vantaggio materiale (si dice soprattutto di chi punta una somma al gioco, in una scommessa, e sim.); cercare f., andare in cerca di f., mutare sede con la speranza di migliorare il proprio stato: è andato all’estero in cerca di f.; portare fortuna, riferito a persone, oggetti, fatti a cui si attribuisce il potere d’influire sul buon andamento delle cose, di volgere la sorte a nostro favore; essere la f. di qualcuno, far volgere decisamente la sorte a suo favore: è stato la f. della sua famiglia; questo contrattempo può essere la nostra f. (o una f. per noi); colpo di f., bene inaspettato, grosso guadagno, grossa vincita, e sim. Molto comune la locuz. avere f., con varî sign. (avere la sorte propizia, riuscire bene in tutto ciò che si fa o in casi singoli, ecc.): avere f. nel lavoro, negli affari, al gioco, con le donne; si è presentato agli esami poco preparato ma ha avuto f. ed è stato promosso; prov., chi ha f. in amor non giochi a carte (o anche: fortunato in amor ecc.); è un bravo ragazzo ma non ha f.; ha una f. sfacciata, di persona a cui tutto va bene; anche di cose che trovano largo favore, di prodotti che s’impongono sul mercato, e sim.: un libro, un’idea che ha avuto f.; è un tipo di tessuto che ha avuto molta fortuna; con altro senso, avere, non avere la f. di ..., frasi con cui si dichiara sé stessi o altri fortunati per qualche cosa che costituisce un bene: ha la f. di avere ancora vivi i genitori; ho avuto la f. d’incontrarlo mentre usciva; non ho la f. di conoscerlo. Frequente anche la locuz. fare f., migliorare stato, procurarsi una buona posizione, soprattutto economica, quindi arricchirsi: è riuscito a far f. in America; ha fatto f. con quel brevetto. b. Di qui, con sign. concr., ricca somma, capitale: ha ereditato una bella f.; guadagnare, rischiare, sperperare, rimetterci una fortuna. Analogam., beni di f., il patrimonio: ha molti beni di f. (anche assol.: ha lasciato ai figli una grossa f., una modesta f.); mezzi di f., disponibilità patrimoniali: è un povero diavolo che non ha mezzi di fortuna. c. Occasione favorevole: gli si è presentata una bella f.; ha sempre lui tutte le f.; pigliare, afferrare la f. per i capelli, sfruttare l’occasione al momento giusto, non lasciandola sfuggire. d. Locuz. avv. per fortuna, per buona sorte, di cosa che capita molto opportunamente o di fatto che non causa danno: il vento ha fatto cadere un vaso dal davanzale, ma per f. nessuno passava in quel momento; si mise improvvisamente a diluviare, ma per f. avevo con me l’ombrello. Con senso analogo, fortuna che ... (ellissi di frasi come è stata una f. che, o sim.): f. che, quand’è crollato il soffitto, non ero in casa. 4. Condizione, stato: Agatocle siciliano, non solo di privata, ma di infima e abietta f., divenne re di Siracusa (Machiavelli); il totale rivolgimento della loro f. (Leopardi). 5. ant. Sorte cattiva, condizione disgraziata, disavventura: erano in f. e in gran bisogno (M. Villani); De le f. mie tante, e sì gravi (Petrarca). 6. letter. Fortunale, burrasca, tempesta sul mare: Ond’el piegò come nave in f. (Dante); Quando ingrossa ruggendo la f. (Manzoni); si disse anche f. di mare, e, con altre specificazioni, f. di vento, f. di pioggia; nella pratica marittima e assicurativa, fortune di mare, gli accidenti dovuti al mare, e qualsiasi altro evento causato sul mare da fatto fortuito o da forza maggiore. Nel linguaggio di marina, albero, pennone, timone di f., quelli che si possono improvvisare o che si tengono di riserva per sostituire l’attrezzo perduto durante un fortunale o per avaria in genere; vele di f., quelle che si spiegano in caso di perdita dell’attrezzatura ordinaria per forza di vento; di qui, per estens., la locuz. agg. di fortuna è passata a indicare qualsiasi cosa improvvisata alla meglio, o che costituisca un ripiego in caso di necessità: abbiamo riparato il guasto con arnesi di f.; fecero la strada parte a piedi parte con mezzi di fortuna. In partic., aeroporto (o campo) di f., spazio più o meno piano, privo di alberi e d’altri impedimenti, nel quale gli aerei possono atterrare in caso di necessità (compiere cioè un atterraggio di fortuna). 7. ant. Nei secoli 17° e 18°, si diceva soldato di fortuna (calco del fr. soldat de fortune) per indicare un uomo d’arme che dai gradi inferiori della milizia fosse salito, per proprî meriti, ai gradi più alti (con sign. affine alla frase odierna venuto dalla gavetta); più raram., uomo di f., uomo che si è fatto una posizione con le proprie capacità (anche questo per calco del fr. homme de fortune). 8. Nome pop. di un miriapode (Scutigera coleoptrata) che si trova talvolta nelle abitazioni: v. scutigera. ◆ Accr. scherz., poco com., fortunóna; pegg. fortunàccia, usato anche questo per lo più come accr., con varie sfumature: ma guarda che fortunaccia deve sempre avere!