Fiutare. Finestra di approfondimento
Avvertire un odore - Il concetto di «aspirare per sentire gli odori» è espresso principalmente dai verbi annusare e odorare, il primo leggermente più fam. del secondo e spesso riferito ad animali: preghiere che nessun dio ascolta, fiori che il morto non vede e non annusa (V. Imbriani); colse un bel garofano, l’odorò a lungo socchiudendo gli occhi, e glielo porse (G. Verga). F. è di solito limitato agli animali, ma può essere esteso agli uomini nell’uso fam. o lett.: il cavallo fiutava con curiosità il compagno caduto (G. Verga); il povero Alessandro fece un atto come se gli avessi dato a f. una carogna (I. Nievo); fiutava le fiale dei profumi come per inebriarsene (G. D’Annunzio). F. era un tempo usato anche per la prassi di annusare il tabacco (laddove oggi, per analoghe abitudini, si preferirebbe forse l’anglicismo sniffare, commentato sotto): alzò le dita dalla tabacchiera con un sorriso maligno, e scosso giù, a colpettini misurati, il soverchio della presa, se la fiutò a suo grande agio (A. Fogazzaro). Come per altre percezioni sensoriali, è possibile anche il più generico verbo sentire: senti queste rose come profumano! Sniffare (dall’interiezione sniff - a sua volta dal verbo ingl. to sniff - propria del linguaggio dei fumetti) è usato in due accezioni: una fam., nel senso di «sentire un odore» (ho sniffato il sugo di tua madre e sembra ottimo), e una gerg., nel senso di «aspirare sostanze stupefacenti in polvere, spec. cocaina» (anche assol.: sniffa dalla mattina alla sera).
In senso figurato - L’uso di gran lunga più com. di f., riferito agli esseri umani, è quello fig. di «avere sentore di qualcosa di spiacevole o illegale»: moglie e marito fiutavano nell’aria imbrogli nei quali non volevano trovarsi mescolati (G. C. Chelli). Un termine pressoché del tutto sovrapponibile (anche se più moderno) a f. in questa accezione è subodorare: aveva subodorato che le nascondevano qualche cosa (F. Tozzi). A·ne a f. e a subodorare è sospettare. Tutti e tre i verbi si riferiscono esclusivamente a qualcosa di negativo, anche se sospettare è il termine meno marcato (sia in senso fam. sia in senso lett.) della serie: Donna Maria Rosa notò quella confusione improvvisa e quel rossore e sospettò che ci dovesse esser sotto qualche cosa (L. Pirandello). Decisamente meno marcati, e adatti anche per intuizioni non negative, sono invece avvertire, captare, individuare, intuire, percepire, presagire, presentire e sentire: captò la dolcezza del suo carattere mal dissimulata dall’apparente aggressività; percepisco la tua insicurezza; intuiva, sentiva che in quel momento egli risaliva angosciosamente col pensiero agli anni passati (L. Pirandello). Decisamente più raro e lett., in quest’accezione, è odorare: ma il benaccorto avversario, indovinando già la vittoria dove io odorava uno smacco, opponevami una tattica altrettanto sottile (I. Nievo).
Emanare un odore - Il sinon. più generico di odorare per «mandare odore» è sapere (originariamente limitato al senso del gusto, successivamente estesosi anche all’olfatto), che non distingue tra odore buono o cattivo: di che sa questa candela?; il suo alito sa di fumo; tutto il giardino sapeva di rododendro. Profumare rimanda per lo più a un odore buono: l’aria profuma di rosa. Per intendere invece specificamente un cattivo odore il verbo più appropriato è puzzare, sentito spec. come voce fam. (la sua giacca puzzava di naftalina; senti come puzzano queste stalle [F. Tozzi]). Puzzare che ha anche, tra gli altri, i sign. fig. di «lasciar presagire qualcosa di negativo» (molte cose e verissime significai che a te puzzan d’eretiche [I. Nievo]) - con il sinon., meno marcato, sapere (quell’uomo sa di criminale) - e di «comunicare un senso di sospetto» (questa storia mi puzza), con i sinon. meno marcati insospettire e preoccupare. Lett. o scherz. è olezzare, impiegato per lo più per i buoni odori, ma talora, con uso iron., possibile anche per i cattivi: come olezzano le tue scarpeda tennis!
Sostantivi di buono e cattivo odore - Tra i sost. che indicano una sensazione olfattiva, il più generico è senz’altro odore, adatto per tutti gli usi. Profumo è impiegato preferibilmente per i buoni odori, ancorché possibile anche per i cattivi: mi lasciò intorno per tutta la settimana un profumo di letamaio da rivoltar lo stomaco (I. Nievo). Soltanto per designare odori molto buoni sono i più ricercati aroma (spesso riferito al caffè), fragranza (prevalentemente riferito a fiori o a cibi) e i lett. effluvio e olezzo (che possono peraltro anche essere impiegati, in tono scherz., per cattivi odori): il caffè mi fumava sotto il naso, inebriandomi del suo aroma (L. Pirandello); le gradiva di godersi il tramonto della luna, la fragranza delle rose, pensando a lui (A. Fogazzaro). Nell’uso fam. e spec. in riferimento a invitanti odori di cucina, è attestato anche odorino: quell’odorino mi ha stuzzicato l’appetito e io gli sono andato dietro (C. Collodi). Vari termini indicano un odore sgradevole. Puzzo e puzza sono i più com., anche in senso fig.: coloro i quali credono vicina la scomparsa, non dei vecchi partiti, ma addirittura del regime parlamentare, possono venir qua a fiutare il puzzo della sua corruzione (A. Fogazzaro). Più ricercati sono fetore,lezzo e miasma (spec. di cadaveri in decomposizione): i cadaveri insepolti, cotti dal torrido sole estivo, esalavano pestiferi miasmi (F. De Roberto). Per lo più fam. riferito a un odore insopportabile è tanfo: la camera essendo piccola, forse male arieggiata e peggio pulita, vi si respirava un tanfo a tutta prima insopportabile (A. Oriani).