firmare
v. tr. [dal lat. firmare «confermare»]. – 1. Sottoscrivere uno scritto o un documento mettendoci la firma: f. una lettera, un decreto, un verbale; f. un assegno; anche, f. un disegno, un dipinto, una scultura, da parte dell’autore per garantirne l’autenticità; con riferimento a uomini di governo: il presidente della Repubblica ha firmato il decreto di grazia; le due potenze hanno firmato il trattato di pace. Specificando il modo della firma o sue eventuali sostituzioni: f. con il nome e cognome per esteso; f. con una sigla, o con le sole iniziali; f. con uno pseudonimo, con un nome falso; ma anche firmarsi, se modo abituale e ripetuto: scrittore che si firma con uno pseudonimo; attore che si firma col nome d’arte. In usi fig., provocare un grave danno a sé stesso con un determinato atto o comportamento: rifiutando di rivelare i nomi dei complici firmò la propria condanna a morte. 2. Nel rifl., firmarsi, mettere la propria firma, sottoscrivere, sia in senso generico (v. il numero prec.), sia soprattutto in formule di chiusura di lettere (seguito di solito da compl. predicativo, per cui acquista il sign. di «dichiararsi»): Con l’espressione della mia deferenza, mi firmo Vostro devotissimo ...; anche con il sign. fig. di sottoscrivere: Fin qui ci sono, e mi ci firmo anch’io (Giusti). ◆ Part. pass. firmato, anche come agg. (v. la voce). Con valore verbale, si suol premettere (spesso in forma abbreviata: f.to o F.to) alla firma, riprodotta o stampata, di un documento, di un comunicato, di un manifesto, per attestare che essa è presente nell’originale: firmato: il ministro degli Esteri; firmato: l’amministratore delegato.