fingere
fìngere (ant. fìgnere) v. tr. [lat. fingĕre] (io fingo, tu fingi, ecc.; pass. rem. finsi, fingésti, ecc.; part. pass. finto). – 1. letter. a. Formare, plasmare, modellare: la rondinella ..., Povera e bisognosa, il proprio nido Ella medesma pur compone e finge (T. Tasso); mille vaghi aspetti E ingannevoli obbietti Fingon l’ombre lontane (Leopardi); non udiva se non i suoni che le fingeva il suo desiderio (D’Annunzio). b. Rappresentare per mezzo dell’arte (disegno, pittura, scultura): i pittori fingono Mercurio col caduceo. 2. fig. a. letter. Inventare con la fantasia: Sogni e favole io fingo (Metastasio); Dante finge di essersi ritrovato in una selva oscura. b. Rappresentarsi nella fantasia, creare con l’immaginazione: sovrumani Silenzi, e profondissima quiete I0 nel pensier mi fingo (Leopardi). c. Immaginare, supporre: fingere (o fingersi) cose inesistenti, inverosimili, assurde. d. Simulare, far credere ciò che non è: f. di lavorare, di stare a sentire; fingeva di dormire; finse di non conoscerlo; f. la pazzia, un attacco epilettico; rifl. (col compl. predicativo dell’oggetto), farsi credere: fingersi malato, fingersi pazzo. Usato assol., dare a vedere il contrario di ciò che si sente o che si ha nel cuore: pare contento, ma finge; è costretto a f. davanti agli altri; ha l’arte di f.; f. è a tutt’oggi l’unico segno di sicura civiltà degli umili (Aldo Busi); non sa f., di persona schietta. ◆ Part. pass. finto, anche come agg. (v. la voce).