fine2
fine2 s. m. e f. [lat. fīnis «limite, cessazione»; nel lat. mediev. « somma convenuta da pagare»]. – 1. s. f. (raro o ant. come s. m.) a. L’ultima parte, l’ultimo tempo di una cosa, il punto o il momento in cui questa cessa: il principio e la f.; Dio non ha né principio né f.; dal principio alla f.; la f. del lavoro, del discorso, della gara, della lezione; la f. del mese, per la f. dell’anno, anche in formule ellittiche: la gita di f. settimana (v. fine-settimana), la riunione di f. mese, e con scadenza a f. mese (e così, torneremo a f. maggio, le giornate di f. agosto, e sim.); il rendiconto di f. d’anno; buona f. e miglior principio, augurio tradizionale della vigilia di Capodanno; la f. del libro, del verso, della parola, della sinfonia; la f. del mondo, in senso proprio e fig. (v. mondo2, n. 1 e anche finimondo); la f. delle illusioni; arrivare sino alla f.; una cosa che non ha f., che non ha mai f., di cui non si vede la f. (che non si prevede cioè quando potrà finire). Usato assol., fine, scritto nell’ultima pagina del libro o manoscritto (ant. il fine), al termine di una pellicola cinematografica, o detto per annunciare la cessazione di qualcosa; al fine, didascalia musicale che prescrive la ripetizione della prima parte di un pezzo sino al punto in cui compare la parola fine, partendo o dall’inizio (da capo) o da un segno particolare (dal segno). In partic.: essere in fin di vita, vicino a morire; quindi, assol., fine, la morte: fare una f. cristiana; fare una buona (o bella) f., una cattiva (o brutta) f., morire bene o male, con vario riferimento al modo fisico, sociale, religioso del trapasso. b. Locuzioni: dare, mettere, porre f. a qualcosa, e anticam. con lo stesso sign. far fine: qui fece f. Lauretta alla sua canzone (Boccaccio); condurre a f. un’opera, un’impresa; senza f., di cosa o fatto che dura infinitamente: Giù per lo mondo sanza f. amaro (Dante); ma anche in senso spaziale: praterie senza f., immensamente estese; spesso iperb.: lodare senza f.; augurî, saluti, complimenti senza fine. c. Locuzioni avv.: alla f., finalmente, da ultimo, dopo tanto tempo: alla f. siete venuti; alla f. si vedrà chi aveva ragione (anche al fine: v. alfine); in fine o infine (v.), finalmente, da ultimo, in conclusione; alla fin fine, alla fin delle fini, in fin dei conti, finalmente, in fondo (per concludere energicamente): in fin dei conti, non è poi una rovina. d. Nelle negoziazioni di borsa, per fine, locuz. che contraddistingue gli acquisti e le vendite a termine, cioè i contratti che si liquidano alla fine di ogni mese nel giorno fissato dal calendario ufficiale di borsa (precisando, per f. corrente, di contratto che deve essere liquidato alla fine del mese in cui è avvenuta la stipulazione, per f. prossimo, di contratto che deve essere liquidato alla fine del mese successivo). 2. s. m. o f. Esito, riuscita : portare a buon f.; fare una brutta, una cattiva f., di chi finisce in carcere, di chi si dà a vita viziosa e sim.; di persona o di cosa, che f. ha fatto?, quando non si sappia dove sia andato, che ne sia successo, quale esito abbia avuto, ecc.: vorrei sapere che f. ha fatto la mia pratica. E nel sign. di conclusione: film, romanzo a lieto f., che si conclude felicemente. Nel linguaggio comm., buon f., regolare adempimento di un’obbligazione; nell’accreditamento di una partita a un conto, la formula salvo buon f., espressa o sottintesa, significa che l’accreditamento verrà annullato qualora la partita non sia regolarmente incassata. 3. letter. a. s. m. Limite: io sono al f. della mia possanza (Dante); mettere un f. ai proprî desiderî. b. s. m. (raro come s. f.), ant. Confine (sing. o pl., senza differenza di sign.): al f. de la terra il suono uscìe (Dante); da i fin de l’itala contrada (Carducci); anche con sign. più generico, limite, parte terminale: Indi venimmo al f. ove si parte Lo secondo giron dal terzo (Dante); le fini della terra (Boccaccio). 4. s. m. ant. Estinzione di un debito, quietanza.