filtro1
filtro1 (ant. féltro) s. m. [dal fr. filtre, a sua volta dal lat. mediev. filtrum, che ha la stessa origine di feltro]. – 1. Nome che designa, in genere, un corpo di materiale opportuno (panno di lino, ovatta, feltro, carta filtrante o da filtro, ecc.) attraverso il quale si fa passare un fluido allo scopo di trattenere particelle solide sospese nel fluido stesso: f. per liquidi, costituiti nel tipo più semplice da carta assorbente, carta filtrante o altro materiale collocati nella svasatura di un imbuto, mentre nell’industria si usano apparecchiature più complesse (f. a letto filtrante, formati da strati di coke, sabbia, quarzo, e f. a setto filtrante, come le filtropresse, le candele filtranti, ecc.); f. per gas, apparecchiature di vario tipo, che servono a separare da un gas le particelle più o meno grossolane da esso trascinate; f. per sigarette, cilindretto fabbricato con materie filtranti (cellulosa, acetato di cellulosa, ecc.), destinato a trattenere le minute particelle disperse nel fumo: può essere unito alla sigaretta di cui costituisce la parte anteriore, quella cioè da cui si aspira il fumo (sigarette con filtro), oppure inserito nel bocchino (bocchino con filtro). Negli autoveicoli: f. del carburante, reticella metallica che ha la funzione di trattenere le impurità per evitare otturazioni nei punti più ristretti del circuito del carburante (un filtro, detto f. di depurazione, è collocato nel serbatoio, un altro, f. per la benzina, nel carburatore); f. dell’olio, dispositivo per la depurazione del lubrificante, a lamelle, a stoppa, a rete metallica, situato presso la pompa dell’olio; f. dell’aria, cartuccia filtrante, costituita generalmente da carta speciale pieghettata e trattata con resine, applicata al carburatore per depurare dal pulviscolo l’aria aspirata. 2. In fisica applicata, nome di varî dispositivi impiegati nel controllo di fenomeni caratterizzati da propagazione di onde, atti ad arrestare, per es., determinate componenti di un suono (f. acustici), di una corrente elettrica (f. elettrici), di una luce (f. ottici), per trasmettere, oppure per smorzare, moti vibratorî di frequenza determinata (f. meccanici): f. passa-basso, quelli che si lasciano attraversare dalle frequenze più basse e fino a un prefissato valore, attenuando le altre; f. passa-alto, quelli che lasciano passare solo le frequenze più alte, attenuando quelle più basse; f. passa-banda, quelli che si lasciano attraversare da una banda di frequenze, attenuando tutte le altre frequenze (sia inferiori sia superiori), non comprese nella banda: permettono la trasmissione di più segnali contemporanei su bande di frequenza disgiunte; f. arresta-banda, nel caso opposto. Usati soprattutto in fotografia e in cinematografia sono i f. di luce, o f. ottici, mezzi trasparenti (per lo più dischi di vetro, plastica o gelatina) atti a modificare le proprietà della luce che li attraversa e quindi a ottenere immagini dalle caratteristiche cromatiche volute o particolari effetti visivi; sono generalmente anteposti all’obiettivo della fotocamera o della cinepresa (o anche, in fase di stampa, inseriti nell’ingranditore) al fine di assorbire determinate componenti cromatiche della radiazione incidente e lasciar passare le rimanenti (f. selettivi o f. colorati) e talvolta per assorbire in misura proporzionalmente uguale tutte le lunghezze d’onda (f. neutri o f. grigi); fattore del f. (o fattore di posa), il numero, maggiore di 1, seguito in genere dal segno ×, che indica la perdita di luminosità dell’obiettivo dovuta all’applicazione di un determinato filtro e, quindi, il valore per il quale va moltiplicato il tempo di posa oppure diviso il valore di apertura del diaframma. Altri filtri di uso comune in fotografia: f. di conversione, quelli usati per esporre la pellicola per luce diurna alla luce artificiale, e viceversa; f. ultravioletto (o f. UV), quello usato per assorbire la radiazione ultravioletta eliminandone gli effetti nelle riprese ad alta quota o in pieno sole; f. skylight, quello usato per correggere la dominante blu della luce del cielo nelle riprese di paesaggi, nelle ombre, ecc.; f. polarizzatore, quello che polarizza la luce incidente (ossia ne lascia passare solo la componente polarizzata secondo una certa direzione) e che, ruotato in modo opportuno, assorbe luce incidente già polarizzata, per es. i riflessi di superfici metalliche o trasparenti; sono inoltre usati per ottenere particolari effetti (f. per effetti speciali) nella fotografia artistica e pubblicitaria i f. diffusori (o flou), che rendono sfumata l’immagine, i f. di diffrazione, che scompongono la luce bianca proveniente da sorgenti puntiformi nelle sue componenti cromatiche e producono caratteristici effetti «a stella», i f. prismatici (o a immagini multiple), che moltiplicano l’immagine del soggetto ripreso per effetto della rifrazione. 3. In usi fig., facoltà o attività spirituale, o altro elemento astratto, che interviene a compiere opera di chiarificazione, di purificazione e sim.: ristabilire la realtà dei fatti mediante il f. della ragione; giudicare il mondo attraverso il f. dell’esperienza; episodî di gioventù rivissuti attraverso il f. della memoria; sottoporre i dati di una questione al f. di una minuta analisi. 4. In anatomia umana, il solco ben visibile sul labbro superiore, in corrispondenza della linea mediana, detto anche solco sottonasale.