figliolo
figliòlo (letter. figliuòlo) s. m. (f. -a) [lat. filiŏlus, dim. di filius (f. filiŏla)]. – 1. a. Figlio. Le due voci non differiscono nel sign. fondamentale, ma figliolo è (almeno nell’uso di alcune regioni, e spec. in Toscana) parola più affettuosa, e perciò preferita nel parlare dei figli proprî, o alludendo a bambini, o come vocativo, e in genere nel linguaggio fam.: la mia f. (sempre con l’art.); i f. corsero incontro al babbo; l’hanno tenuto sempre come un figliolo; il figliuol prodigo, titolo, e protagonista, di una delle più note parabole evangeliche. Come figli, il plur. figlioli può comprendere in sé maschi e femmine: badare ai proprî figlioli; aveva ... due figlioli: e l’uno era una giovanetta bella e leggiadra (Boccaccio). b. Con iniziale maiuscola, la seconda persona della Trinità, cioè Gesù Cristo; con questo valore, è più com. la forma Figliuolo che Figlio, scritta e pronunciata per lo più col dittongo (in questo, e in altri casi, tra cui in partic. le allocuzioni dei religiosi in chiesa, la forma dittongata resiste bene alla generale scomparsa del dittongo uo dopo palatale). 2. estens. Ragazzo, adolescente (e al femm. ragazza), sempre in tono affettuoso: quel benedetto figliolo!; è una bella figliola; ma può essere riferito anche a persone adulte: povero f.!; in fondo, è un buon f., una brava f.; state a sentire, figlioli. E per esprimere il sentimento di una paternità spirituale, figliuoli miei dilettissimi, vocativo frequente nell’uso ecclesiastico. Talora usato anche dove figlio sarebbe più proprio: In estranie contrade Pugnano i tuoi figliuoli (Leopardi). ◆ Antiquato il plur. figliuoi: guardai Nel viso a’ mie’ figliuoi sanza far motto (Dante); ant. e raro il vocativo sing. in -e secondo la declinazione latina: Lo più che padre mi dicea: «Figliuole, Vienne oramai ...» (Dante). Una forma ant. figliulo (dove si ha la riduzione del dittongo uo a u, tipica, in posizione sia tonica sia atona, di varie zone dell’Umbria e della Toscana nei sec. 13° e 14°) è documentata per es. in Boccaccio (Dec. II, 3, 47): tanto seppe fare, che egli paceficò il figliulo col padre. ◆ Dim. figliolétto, figliolino; vezz. o spreg. figliolùccio; accr. figliolóne; pegg. figliolàccio (tutti con il rispettivo femm. in -a, e sempre senza dittongo).