fibra
s. f. [dal lat. fibra]. – 1. a. In istologia, struttura microscopica o submicroscopica di tessuti animali, caratterizzata da forma allungata, da natura per lo più filamentosa, dotata di particolari qualità (resistenza, flessibilità, elasticità). b. In botanica, nome dato a cellule di tessuto meccanico, allungate, fusiformi, con pareti molto ispessite, generalmente raggruppate in cordoni fibrosi, che percorrono in direzione longitudinale l’organo nel quale si trovano e conferiscono la necessaria rigidità ai fasci vascolari cui si accompagnano. Nella scienza dell’alimentazione (con uso per lo più al plur.), indica di solito le fibre e gli altri costituenti vegetali che resistono all’azione dei succhi digestivi del tratto gastrointestinale dell’uomo (cellulosa, lignina, suberina, mucillagini, gomme, pectine, ecc.): hanno la funzione di accelerare il transito intestinale e di aumentare il volume delle feci, donde l’indicazione nelle forme lievi di stipsi; possono però ostacolare l’assorbimento intestinale di fattori nutritivi, come ferro, calcio e zinco. c. Nell’uso com., con valore collettivo e con opportuni attributi esprimenti la resistenza o altra qualità, il termine è assunto a indicare, nell’uomo, la complessione o costituzione fisica: uomo di forte f., di f. robusta; la sua fragile f. non ha resistito alla violenza del male; e, nella tecnologia del legno, il tipo e le particolari proprietà di questo: legno a f. dolce, tenace, elastica, ecc. Al plur., in frasi fig. come le intime f., le più riposte f. dell’animo, del cuore, e sim., indica la sede dei sentimenti più segreti. 2. estens. a. In mineralogia, f. minerali, aggregati cristallini filiformi, presenti in minerali quali l’amianto, l’actinolite, la crocidolite, ecc. b. Nella scienza delle costruzioni, con riferimento a una trave rettilinea inflessa, sono dette fibre le linee materiali, nel senso della lunghezza della trave, dalle quali la struttura si può considerare costituita. 3. F. tessili: prodotti filamentosi che si prestano a essere filati e poi tessuti; si distinguono in: f. naturali vegetali, provenienti da fusti (canapa, lino), foglie (agave, sparto), radici (crine), frutti (cocco, cotone) di vegetali, e costituite di cellulosa; f. naturali animali, formate dal vello di animali (lana), o dalla secrezione di insetti (seta), costituite da proteine; f. artificiali (o semisintetiche), prodotte partendo da sostanze naturali (cellulosa, proteine) solubilizzate e coagulate in fili (raion alla viscosa, raion all’acetato), ecc.; f. sintetiche, ottenute da sostanze a struttura molto semplice, provenienti dal petrolio, carbon fossile, gas naturali, attraverso processi di polimerizzazione o policondensazione che portano alla formazione di macromolecole da cui, per trafilatura, si ricavano le fibre (sono comunem. classificate, in base alla costituzione chimica, in poliamidiche, poliestere, poliviniliche, poliacriliche, poliolefiniche: v. le singole voci). 4. Cartone (detto anche cartone fibra o fibra vulcanizzata) compatto, resistente, impermeabile, preparato da paste di cellulosa pergamenizzate con trattamenti chimici speciali e con aggiunta di sostanze minerali coloranti; è adoperato per valigie, casse, ecc. Un materiale analogo, posto in commercio in lastre di vario spessore, si impiega come dielettrico, e come guarnizione nei collegamenti o raccordi di tubazioni di impianti idraulici. 5. a. Fibre di vetro: filamenti sottili, del diametro di alcuni decimillesimi di mm, ottenuti stirando fortemente vetro fuso; ne esistono numerosi tipi a seconda della composizione del vetro di provenienza e delle caratteristiche fisiche del filamento, usati per rinforzo di strutture plastiche, per formare strutture tessili, per materassini isolanti, ecc. b. F. ottica: particolare guida di luce (la denominazione propria sarebbe ottica a fibre, con «ottica» nel sign. di «dispositivo ottico», corrispondente all’ingl. fiber optics) costituita da una bacchetta, rigida o flessibile, formata da filamenti cilindrici, calibrati, di vetro omogeneo, trasparenti, di piccolissimo diametro, usata per convogliare un flusso luminoso, immesso in una delle sezioni terminali della fibra e propagantesi nell’interno di questa in virtù di ripetute riflessioni totali sulla superficie interna; trova impiego in medicina, per l’endoscopio a fibre ottiche, comunem. detto fibroscopio (v.) o fibroendoscopio, e soprattutto come mezzo trasmissivo nelle telecomunicazioni.