fermento
ferménto s. m. [dal lat. fermentum, der. di una radice affine a fervēre «bollire, essere in moto»]. – 1. Termine che in passato indicava ogni microrganismo capace di indurre una fermentazione (f. lattici, acetici, ecc.) e che poi è stato usato come sinon. di enzima (f. digestivi, proteolitici, ecc.). 2. a. Fermentazione, soprattutto nella frase essere in f., stare fermentando: la pasta è in fermento. b. fig. Stato di agitazione, spirito di rivolta, o anche soltanto stato d’inquietudine per volontà d’innovazioni o sim.: il popolo minuto era in f.; il terzo mondo è in f.; il f., o i f., dell’ambiente studentesco; più genericam., eccitazione, movimento inusuale: per le strade c’era un gran f.; nella casa si notava un insolito fermento. c. Con altro senso fig., per lo più al plur., effervescenza, capacità di sviluppi, di porre e suscitare problemi, e sim.: natura, indole, immaginazione ricca di fermenti; scrittore dalla fantasia piena di f. morali; la società era scossa da nuovi f. d’idee; ma anche al sing.: il f. delle idee in Italia era solo ... in alcune menti di pensatori e scrittori (Carducci). 3. Termine, di derivazione biblica (fermentum, in Matteo 13,33), con cui nei primi secoli cristiani era designata la particola dell’Eucaristia, che a Roma, almeno dal sec. 4°, il papa (e probabilmente anche altrove il vescovo) dalla sua messa domenicale mandava, per mezzo degli accoliti, alle varie chiese titolari della città, simbolo dell’unità ecclesiale.