fede /'fede/ (poet. fé /fe/) s. f. [lat. fĭdes]. - 1. a. [credenza piena e fiduciosa che si fonda su intima convinzione o sull'autorità altrui più che su prove positive, anche con la prep. in: avere f. in Dio, nella democrazia] ≈ credenza, fiducia. ↔ incredulità, sfiducia. ● Espressioni: buona fede → □; mala fede → □; prestare fede (a qualcuno o qualcosa) → □. ▲ Locuz. prep.: estens., di poca fede [di chi non ha fiducia negli altri: sei un uomo di poca f.] ≈ diffidente, incredulo, scettico. b. (estens.) [complesso di valori ideali a cui si aderisce: f. religiosa, politica] ≈ convinzioni, credenze, credo, ideali, principi. 2. (teol.) a. [per i cristiani, la prima delle tre virtù teologali (le altre essendo speranza e carità), per cui si credono vere le cose rivelate da Dio, non dimostrabili con la ragione]. b. (estens.) [assol., confessione religiosa, per lo più con riferimento alle confessioni cristiane: f. cattolica, protestante] ≈ credo, religione. 3. [costanza nei rapporti affettivi e di amicizia: f. coniugale] ≈ fedeltà, lealtà. ● Espressioni: tenere fede (a qualcosa) → □. 4. [anello che i coniugi portano come simbolo del vincolo matrimoniale: portare la f.] ≈ anello nuziale, vera. 5. (disus.) [documento rilasciato da un'autorità competente: f. di battesimo] ≈ attestato, certificato. ● Espressioni: fare fede (di qualcosa) → □. □ buona fede 1. [convinzione soggettiva di operare correttamente: la sua buona f. è chiara; parlare in buona f.] ≈ correttezza, lealtà, onestà (intellettuale). ↔ doppiezza, mala fede, slealtà. 2. (estens.) [atteggiamento di eccessiva fiducia verso il prossimo: carpire la buona f. di una persona] ≈ fiducia. ‖ credulità, ingenuità. □ fare fede (di qualcosa) [di documento, comprovare veridicamente qualcosa] ≈ attestare (ø), documentare (ø), testimoniare (ø). □ mala fede [condizione di chi inganna consapevolmente: agire in mala f.] ≈ doppiezza, ipocrisia, slealtà. ↔ buona fede, correttezza, onestà. □ prestare fede (a qualcuno o qualcosa) [ritenere attendibile: prestare f. a quel che si dice; prestare f. al proprio medico] ≈ (fam.) andare dietro, avere fiducia (in), confidare (in), credere, dare credito (o retta), (fam.) stare a sentire (ø). ↔ diffidare (di). □ tenere fede (a qualcosa) [osservare quanto ci si è impegnati a fare: tenere f. a un patto, a una promessa] ≈ adempiere, attenersi, mantenere (ø), osservare (ø), rispettare (ø), stare.
Fede. Finestra di approfondimento
Tipi di fede - Diversi termini indicano il credere in qualcosa o in qualcuno. Tra questi, f. designa una convinzione piena, talora senza bisogno di prove, e si riferisce spesso al credere in Dio (cosa ha a fare la libertà del pensare e dello scrivere in poesia, colla teologia, colla fede? [S. Bettinelli]). F. può (e, più spesso, poteva) riferirsi anche al rapporto sincero tra persone, e quindi essere sinon. lett. di fedeltà e di fiducia: giuro di amarvi, prometto a voi la mia fede (C. Goldoni). Nel primo sign., f. può essere sinon. di confessione,credo o religione: sei di f. cattolica? Un altro sinon. possibile è credenza, che però spesso allude a una minore convinzione rispetto a f. e ha talora la sfumatura spreg. di «cosa alla quale si presta fede ma che non la meriterebbe»: si sa quanto le credenze superstiziose sono radicate nelle menti delle popolazioni delle campagne (G. Verga). In senso estens., si può parlare di f. anche in riferimento a credenze non religiose, bensì ideologiche, politiche e sim. I sinon. in questi casi saranno convinzione,credenza,credo,ideale,principio, tutti per lo più al plur., tranne credo: qual è il tuo credo politico?; le sue convinzioni mi sembrano molto discutibili.
Fedeltà - Tornando a fedeltà e a fiducia, il primo termine rimanda a rapporti per lo più amorosi, ma anche di amicizia e, talora, tra i sottoposti e i loro superiori. In quest’ultimo sign. un sinon. usato è anche lealtà, che indica soprattutto il non tradire un amico o una persona alla quale si è legati da un rapporto professionale: la lealtà è un debito, e il più sacro, verso noi stessi, anche prima che verso gli altri. Tradire è orribile (L. Pirandello). Fiducia è, di‡erentemente da fedeltà, svincolato dall’ambito del tradimento amoroso: tra due persone sentimentalmente legate, la fedeltà alluderà soprattutto all’assenza di legami con terze persone (la fedeltà coniugale è sempre proporzionata al numero ed alla libertà de’ matrimoni [C. Beccaria]), mentre con fiducia si intende per lo più la consuetudine a fidarsi, a non nascondersi reciprocamente dei segreti, a credere di non essere ingannati (io avevo una grande fiducia nei medici che mi curarono [I. Svevo]). Naturalmente, il confine tra i due ambiti è spesso molto sfumato. Ancora più intens. rispetto a fedeltà e a fiducia è devozione che, se riferito a persona, sottolinea una fiducia incrollabile quasi come quella che si rivolge a una divinità: io l’avevo amata e ora amavo Augusta, ma il mio antico amore le dava il diritto alla mia devozione (I. Svevo). La f., così come la fedeltà, la fiducia e la devozione, si possono provare anche nei confronti di idee e ideali nei quali si creda con grande convinzione. In questo caso un sinon. adeguato è dedizione: mostrò per tutta la vita una grande dedizione ai valori della famiglia. La fiducia provata verso qualcuno può anche essere detta a·damento o assegnamento, in frasi in cui si fa riferimento a una persona o alle sue qualità morali: faccio molto a·damento sulle tue capacità di giudizio; più che sulle baionette, il governo faceva assegnamento sull’influenza morale dei ben pensanti ... (F. De Roberto).
Chi ha o suscita fede o fiducia - Chi rispetta gli impegni presi, e quindi ispira fiducia, è di parola (se mantiene una promessa, se tiene fede a un accordo: eh, lo so che siete di parola [C. Goldoni]), leale (se non tradisce la fiducia altrui: dopo tanti anni di sì a‡ettuosa e leale amicizia, eccoci, e forse eternamente, disgiunti [U. Foscolo]) o fedele. L’ultimo agg. è particolarm. adatto quando si parla di rapporti amorosi (è sempre stato fedele a sua moglie), ma ha uso estremamente vario e largo (molto più del sost. f. da cui deriva, oggi per lo più limitato alla religione) e può essere riferito anche all’amicizia (l’amico fedele di tutta la sua vita [A. Oriani]), a un cane nei confronti del padrone (lo guarda nell’atteggiamento d’un cane fedele, rimproverato a torto dal padrone [L. Pirandello]), a un ideale al quale si rimanga coerentemente legati (è rimasto fedele al partito) ecc. Più intens. di fedele è devoto o votato, che indicano una fedeltà quasi religiosa riposta in persone o, per lo più, in idee e sim.: sono il suo devoto amico e sono rimasto qui per assisterla (I. Svevo); votato alla lotta col peccato (G. Verga). Fidato e fido, sinon. di leale, si riferiscono a chi non tradisce mai la fiducia altrui, a una persona costante nei rapporti di amicizia o di dipendenza professionale; qualcuno... un contadino fidato, da spedire a Porto Empedecle subito, per noleggiare una barca... qualche grossa barca da pesca... (L. Pirandello). Fido in particolare può essere riferito a un cane. Anche un oggetto può essere detto fedele (o, meno com., fido), se ben risponde ai propri requisiti: prese il fedele fucile e se ne andò a caccia; appoggiàti al fido lampione (L. Pirandello). Diverso l’ambito semantico di fiducioso, che è colui che ha fiducia, che si fida. È privo di sinon. d’uso com., essendo confidente e fidente termini ricercati e il secondo decisamente lett.: ella s’era vista bersaglio di quei parenti ai quali era venuta con animo confidente e cuore a‡ezionato (F. De Roberto). Prevalentemente con uso assol. è ottimista, che designa una persona che guarda con fiducia al futuro: la sua arte, sempre mazziniana d’ispirazione, rimase ottimista, difendesse l’Italia o un’idea, sognasse una patria od una virtù (A. Oriani).