favilla
s. f. [lat. favilla]. – 1. a. Frammento minutissimo di materia incandescente che si leva dal fuoco, o da un corpo metallico rovente percosso con forza, e si spegne subito: le f. di un tizzone; le f. del ferro battuto sull’incudine; innumerevoli f. si alzavano su per la cappa del camino; il fuoco manda faville. Usi fig.: Parran faville de la sua virtute (Dante), si mostreranno le prime luminose prove della sua virtù; mandar faville dagli occhi (cfr. sfavillare); fam., scherz., far faville, di cosa meravigliosa, di ragazza bella e piena di vivacità e sim., o di chi riesce brillantemente in qualche prova: oggi all’interrogazione di greco ho fatto faville. b. Minuta particella di brace accesa fra la cenere: non c’è una f. di fuoco, non ce n’è affatto. 2. estens. Piccolissima fiamma: Rapian gli amici una f. al Sole A illuminar la sotterranea notte (Foscolo); spec. in espressioni fig.: da una f. può nascere un grande incendio; Poca f. gran fiamma seconda (Dante); quindi, minima causa da cui possono svilupparsi disordini o violente passioni: la f. dell’odio, della discordia. Con altro senso fig., piccolissima parte: fa la lingua mia tanto possente, Ch’una f. sol de la tua gloria Possa lasciare a la futura gente (Dante). ◆ Dim. favillétta, favillina, favillùccia; ant. favilluzza, fig., quantità minima: avendo in sé, quantunque avaro fosse, alcuna favilluzza di gentilezza (Boccaccio).