Il succedersi degli eventi - F. e destino designano il succedersi ineluttabile degli eventi, ora casuale ora regolato da forze occulte o divine, secondo le diverse credenze. Dei due termini, il primo è più ricercato ed è frequente soprattutto in ambito lett. e mitologico (essi vogliono Giove soggetto al f. [G. B. Vico]), mentre il secondo, assai com., rimanda ora a un intervento divino, ora a una finalità occulta degli eventi, ora all’insondabilità e alla casualità di questi ultimi (a ciascuno il suo destino). Un sinon. non del tutto sovrapponibile è sorte, usato in accezione per lo più positiva: una volta o due la sorte l’aveva chiamato a far parte della giuria (E. De Marchi). Caso è, rispetto agli altri termini, meno marcato (e infatti si è cristallizzato in alcune locuz.: a caso,in caso,nel caso,per caso), poiché esclude ogni potenza esterna agli eventi e ogni valutazione positiva o negativa: il f. talora è il caso, o l’espressione collettiva di tutti gli ostacoli naturali e umani in cui intoppa il protagonista (F. De Sanctis). Ancora più neutra è la casualità: è accaduto tutto per pura casualità. Fatalità è termine più marcato e polisemico, ed è usato per lo più nell’accezione negativa di evento funesto, come sinon. formale di disgrazia,sventura,tragedia: la sua scomparsa è stata una tragica fatalità; oppure come sinon. di ineluttabilità,inesorabilità,inevitabilità, quasi sempre riferito a eventi negativi: una cieca fatalità muove e dirige le azioni di tutti gli uomini (I. U. Tarchetti). Del tutto lett. è ormai ventura, che ha accezione per lo più positiva: mio fratello ebbe la ventura di contrarre a tempo un matrimonio vantaggioso (L. Pirandello). Se si crede in un ordine superiore nel succedersi degli accadimenti il sinon. più adatto, caro alla terminologia cristiana, è provvidenza (scritto spesso con iniziale maiusc.) che, secondo l’etimologia, rimanda alla capacità di Dio di prevedere tutti gli eventi e di volgerli quindi a fin di bene: sono castighi della Provvidenza, sono cose spiacevoli ma che bisogna sopportarle come ogni altro male, per la maggior gloria di Dio! (I. Nievo).
Buona sorte - Se il fato è portatore di eventi fausti, il termine più com. è fortuna, che peraltro era in lat. (e nell’ital. ant. o lett.) vox media, ovvero senza alcuna determinazione buona o cattiva (se la fortuna mi ha data una patria angusta, io ho prescelta questa, siccome vedi, amplissima albergatrice [A. Verri]), e che soltanto successivamente si è specializzato nell’accezione positiva di «buona sorte». Fortuna ha molte accezioni e numerosi sinon. e contr., quasi tutti marcati in senso ora region., ora pop., ora volg. (v. scheda CULO).
Cattiva sorte - La cattiva sorte è parimenti designata da numerosi sinon.: il meno marcato sfortuna, il più ricercato sventura, il più formale e intens. disdetta (bisognava salvare quell’uomo che aveva una disdetta disastrosa [I. Svevo]), il lett. e ancora più intens. iattura (immensa iattura! ... Catastrofe immensurabile! ... [F. De Roberto]), il pop. scalogna, i region. iella,scarogna,sfica e sfiga. Così come per fortuna,sfortuna e i suoi sinon. possono riferirsi tanto al fenomeno della cattiva sorte, quanto a eventi specifici: la sua vita si svolse all’insegna della sfortuna; la sventura di conoscere un rompitor di scatole ha delle conseguenze postume (V. Imbriani).
Aggettivi - Da f. deriva l’aggettivo fatale, che ha oggi per lo più il valore neg. di «che porta al male o alla morte»: la malattia ha avuto esito fatale. Numerosi sono i der. di fortuna e dei suoi sinon. e contr., a cominciare dall’agg. più com., fortunato «che ha fortuna». Intens. e volg. è sculato. I contr. vanno dal com. sfortunato, al formale sventurato, al pop. scalognato, ai region. iellato,scarognato,sficato,sfigato. Ma gli agg. connessi con la fortuna possono riferirsi anche a cosa o situazione cui arrida la buona sorte. In questo caso, oltre a fortunato o felice (v. anche la scheda FELICE), si possono usare gli agg. più ricercati favorevole,fruttuoso,propizio,vantaggioso, che alludono tutti a evento, situazione e sim. che avvenga all’insegna della fortuna, ovvero che porti buon esito. In partic., spesso propizio è riferito al vento che spira nella giusta direzione (vi giunsero con propizio vento [A. Verri]), o a una persona ben disposta a dare aiuto (non volendo resistere a un invito tanto pressante dell’uomo che gli premeva tanto di farsi propizio, non esitò a mescere [A. Manzoni]), o al momento adatto per fare qualcosa (bisogna aspettare il momento propizio); mentre fruttuoso e vantaggioso si riferiscono per lo più a guadagni concreti: prometteva in premio a quello il cui ritrovamento fosse giudicato più bello o più fruttuoso, una corona di lauro (G. Leopardi); il trattato di Campoformio era vantaggioso a tutt’e due le potenze contraenti (V. Cuoco). Per ciò che porta fortuna, invece, oltre a fortunato si addicono i più formali benaugurante,fausto (che accompagna soprattutto il sost. giorno: vorrei congratularmi con lei in questo fausto giorno), lieto (che accompagna per lo più il sost. evento in espressioni formali che indicano nascite, matrimoni e sim.: a quando il lieto evento?) e i lett. propizio, prospero e secondo: che il favore degli dei ti sia secondo!