fato
s. m. [dal lat. fatum, der. di fari «dire, parlare»] (pl. -i, ant. le fata). – Originariamente, presso i Latini, la parola della divinità, e quindi il destino irrevocabile (che comprende anche la morte) fissato fin dal principio e a cui nessuno si può sottrarre; al plur., oltre a indicare i detti del veggente che profetava il futuro, fu nome collettivo delle personificazioni del destino. Nel mondo moderno, quando non è usato con riferimento alla concezione antica, significa più genericamente, al sing. o al plur., il destino: Che giova ne le fata dar di cozzo? (Dante); i Fati Non lasciano ad Atene altro che il nome (Foscolo); è nei f., è scritto nei f., è destinato. Talvolta scherz.: per un provvido f.; così han voluto i fati! Per estens., sorte, e spec. sorte triste (in questo senso solo al sing.): gli sovrasta un oscuro f.; l’ultimo f., la morte; nel senso di morte, anche semplicem. fato: l’imminente f. (Foscolo); Qual nell’acerbo f. amor vi trasse? (Leopardi).