fastidio
fastìdio s. m. [dal lat. fastidium, der. di fastus -us (che aveva anche i sign. di «orgoglio, disdegno»), prob. incrociato con taedium «tedio»]. – 1. a. Senso di molestia per cosa che dispiace o che mal si sopporta: dare, recare, sentire f.; ti dà f. il fumo?; mi dà f. vedermi sempre davanti quel seccatore; chiacchiera, si vanta fino a dare f., o anche fino al f.; disse tante cose di questa sua bellezza, che fu un f. a udire (Boccaccio); vorrei restare a tenerle compagnia, ma ... accoglie la mia presenza con malcelato f., e pare sollevata quando infine mi decido a congedarmi (Paola Capriolo); darsi f., assumersi un’incombenza noiosa, disturbarsi: non si dia f. per me. b. Noia, uggia, disgusto, sazietà: avere, pigliare in f. una persona o una cosa; venire in f.; l’abbondanza genera f.; negli uomini si rinnovellò quel f. delle cose loro che gli aveva travagliati avanti il diluvio (Leopardi); sentire f. della vita o di un genere di vita. c. Dispiacere, preoccupazione molesta, sofferenza, o anche ciò che è causa di dispiacere e preoccupazione o che provoca sofferenza: i f. della vecchiaia; altro rimedio non avea ’l mio core Contra i fastidi onde la vita è piena (Petrarca); prov., figlioli piccoli f. piccoli, figlioli grandi f. grandi. Abbastanza frequente nell’uso fam. l’espressione avere dei f. con qualcuno, avere noie, seccature, rapporti spiacevoli: ha avuto recentemente dei f. con la giustizia, con il fisco, con la finanza. d. Lieve disturbo o malessere fisico: non devo bere perché gli alcolici mi danno fastidio al fegato. 2. Ant., con senso concr. ed eufem. (solo al sing.), immondizia in genere: agli ambasciatori di catuno comune fu fatta vergogna e gittato addosso, cavalcando per la città, vituperoso f. (M. Villani). ◆ Dim. (per lo più scherz.) fastidiùccio.