facchino
s. m. [dal lat. mediev. alfachinus, fachinus, der. dell’arabo faqīh, in origine «giureconsulto, teologo, dottore, sacerdote musulmano», spesso con la funzione di «sovrintendente, controllore, ufficiale», associato nei documenti ad altre cariche relative alla dogana; successivamente scaduto al sign. di «scrivano» e passato poi a quello di «piccolo mercante di stoffe, rivenditore ambulante», da cui il sign. di «uomo di fatica, portatore di pesi»]. – 1. (f. -a) Chi per mestiere porta pesi nelle stazioni o nei porti, alle dipendenze di imprese di trasporto, di spedizione e sim.; è anche termine d’uso corrente come sinon. di portabagagli: fare il f.; i f. della stazione; il f. dell’albergo; chiamare, cercare un f.; far portare le valigie da un facchino. Usi fig.: fare il f. o da f., essere addetto a lavori grossolani e faticosi, sgobbare: è duro dover fare il f. tutto il santo giorno; essere il f. di casa; sbaglia se crede ch’io voglia fare la f. per lei; analogam., fare vita da facchino. In qualche caso, come termine di similitudine, indica persona di modi rozzi, volgari: maniere, parolacce da f.; comportarsi da f. o come un facchino. 2. Granchio della famiglia dei dromidi (Dromia vulgaris), così chiamato per l’abitudine di portare sul dorso, tenendole ferme con le due paia di zampe posteriori, ascidie, spugne e altro per nascondersi. ◆ Accr. facchinóne; pegg. facchinàccio.