extimita
extimità s. f. inv. Esteriorità, pubblicizzazione della parte più intima di sé; categoria proposta da Jacques Lacan (1901-1981), poi elaborata da Jacques-Alain Miller negli anni Ottanta del XX secolo. ◆ «Viviamo sotto il segno dell’extimità - sostiene l’autore [Willy Pasini] - il contrario dell’intimità, che si esprime attraverso un’ininterrotta esternazione di sentimenti e sessualità, un po’ come indossare una sottoveste sopra gli abiti. Una forma di “outing” forzato, equivalente a ciò che - a livello corporeo - chiamiamo “esternismo” (farsi fotografare nude col pancione, stile Moore, Crawford e Bellucci)». (Rossella Guadagnini, Repubblica, 22 novembre 2005, p. 31, Cronaca).
Adattato dal fr. extimité, a sua volta formato sulla base latina extimu(m), superl. di exterus (‘esterno’).
V. anche esternismo.