EVO
(E.v.o., Evo, evo) Sigla di E(xtra) V(ergine) (d’)O(liva), usato come agg. inv. sempre posposto per indicare quanto è relativo all’olio extravergine d’oliva, e come s. m. inv. per indicare l’olio stesso. ♦ Il ristorante «D'la Picocarda» di Barge proporrà tonno di coniglio grigio di Carmagnola macerato in olio E.v.o. ligure con peperoni alla brace, dal ristorante «El sacucin» di Barge sono in arrivo un prezioso rollè di galline «Bianca di Saluzzo e Cavour?) e «Rossa del Piemonte» su misticanza di verdurine all'aceto di mele. (Stampa, 23 luglio 2004, Speciale, p. 46) • Il positivo momento del settore olivicolo regionale è confermato, inoltre, dai tanti progetti che ormai hanno superato la fase di start up, molti dei quali vedono crescere l’attenzione verso i mercati esteri, con una particolare attenzione verso quello statunitense che, come confermano recenti ricerche, sembra mostrare una grande attenzione nei confronti dell’evo laziale. (Saverio De Luca, Gamberorosso.it, 29 marzo 2017) • Si parla tanto di olio extravergine ultimamente, come se si fosse risvegliata una coscienza tutta italiana che finalmente orgogliosa sta scoprendo i suoi tesori. Questo è senz’altro un bene, per il nostro paese, per l’olio EVO, ma soprattutto per noi visto che l’olio d’oliva è davvero un prodotto con caratteristiche organolettiche che sono ottime per la nostra salute. (Nerina Di Nunzio, Agi.it, 27 marzo 2018, Food) • "Crediamo fortemente nei progetti finalizzati alla diffusione della cultura dell'olio Evo e delle olive da tavola – commenta il presidente di Unaprol, David Granieri – soprattutto quando siano fondati sul coinvolgimento e sul confronto propositivo fra tutti gli attori della filiera olivicolo-olearia, della ricerca, delle istituzioni". (Ansa.it, 22 settembre 2020, Lazio) • Storia continuata con tenacia e con fortuna dai contadini – che tramandano questa tradizione e questo mestiere di padre in figlio da generazioni, forse da sempre – l’olio evo aprutino pescarese è stato tra i primi ad ottenere il riconoscimento di Denominazione di Origine Protetta dalla Comunità Europea 25 anni fa (luglio 1996), con una produzione media di 70.000 quintali da circa 1.800.000 ulivi sparsi sul territorio. (Lara De Luna, Repubblica.it, 26 luglio 2021, Turismo 2021).