evitare [dal lat. evitare, der. di vitare "evitare", col pref. e-] (io èvito, ant. evìto, ecc.). - ■ v. tr. 1. [tenere lontano qualcosa o qualcuno, anche fig.: e. la compagnia di qualcuno; e. una responsabilità] ≈ aggirare, dribblare, fuggire, scansare, schivare, sfuggire (a), sottrarsi (a), [riferito a un colpo] parare, [con uso assol.] svicolare. ↔ affrontare, confrontarsi (con), fare fronte (a), fronteggiare. ↑ scontrarsi (con). ‖ imbattersi (in), incappare (in). 2. [fare a meno di qualcosa considerato dannoso, anche con la prep. di seguita dall'inf.: e. i cibi piccanti; e. di fumare] ≈ astenersi (da), guardarsi (da), privarsi (di), rinunciare (a), tenersi lontano (da), trattenersi (da). ↔ abbandonarsi (a), cedere (a). ↑ darsi (a), lasciarsi andare (a). 3. [riuscire a non far succedere qualcosa di negativo: e. un incidente, una disgrazia] ≈ impedire, prevenire, schivare, scongiurare, sventare. ↔ agevolare, facilitare, favorire. 4. [cercare di non procurare a un'altra persona qualcosa di molesto e sim.: ti ho evitato una seccatura] ≈ risparmiare. ↔ arrecare, (non com.) cagionare, causare, procurare. ■ evitarsi v. recipr. [fare in modo di non incontrarsi per inimicizia e sim.: i due si evitano accuratamente] ≈ eludersi, fuggirsi, scansarsi, schivarsi, sfuggirsi. ↔ cercarsi, confrontarsi, fronteggiarsi. ‖ affrontarsi.
evitare. Finestra di approfondimento
Modi di evitare - Il concetto di «portarsi lontano da qualcuno o qualcosa di nocivo» può essere espresso da molti termini. Si può evitare un problema, un argomento sgradevole, una persona che non si vuole incontrare, oppure si può evitare di fare qualcosa: evitano l’università, perché vi troverebbero negati i loro privilegi (A. Oriani); evito i sogni ed i ricordi (I. Svevo); evitai di stancarla col dirle sempre le stesse cose (I. Svevo). Talvolta si evita qualcuno, nel senso che si cerca di tenerlo il più lontano possibile: puzzo tanto che mi si evita così? (I. Svevo). Il sinon. più appropriato pare in questo caso scansare o il più lett. fuggire: scansava la compagnia delle giovinette sue amiche (U. Foscolo); tutti mi condannano, mi evitano, mi fuggono (G. Baretti). Rispetto a fuggire, sfuggire (con diversa costruzione) è meno lett., ma più adatto alle situazioni e alle cose che alle persone: nessuno può sfuggire al proprio destino. In questo caso un altro sinon. è sottrarsi (a), che è di solito riferito a impegni, responsabilità e a tutto quanto si vuole o deve evitare perché ritenuto troppo scomodo o sconveniente: non si sottrasse al bacio castissimo d’Emilio (I. Svevo). Aggirare è proprio degli ostacoli e dei problemi che non vengono affrontati ma scartati: pur di aggirare quell’unico esame, ne ha dati altri tre.
Usi particolari - Abbastanza com. è anche la locuz. prep. da e., con valore agg. (con i sinon. dannoso, fastidioso, pericoloso, sconveniente e altri, secondo i contesti): questa è la tipica situazione da e.; è un personaggio da evitare.
Nel registro fam. e soprattutto nel linguaggio giovanile, e. può essere usato anche come assol., nel senso di «smetterla di seccare»: guarda, oggi non è proprio aria, quindi èvita, per favore! Analogo è l’uso di lasciar perdere o, più fam., farla finita, finirla, piantarla e smetterla: piantala, non mi va di ascoltare le tue solite stupidaggini!
Fare a meno (di) è il sinon. di e. (di) seguito da inf.: non potresti fare a meno di fumare in pubblico? Altri sinon. sono astenersi (da) e trattenersi (da), riferiti in particolar modo a cose ritenute negative o sconvenienti: dal mormorare si può facilmente astenersi, ma dall’ansietà di sapere è difficilissimo (C. Goldoni); è impossibile trattenersi dal ridere a vedergli fare il muso di lepre (E. De Amicis). Guardarsi (da) si addice ai pericoli e alle persone ritenute pericolose o moleste: guàrdati da colui che amor non desta / nel tuo tenero sen, ma sdegno e pena (C. Goldoni). Privarsi (di) e rinunciare (a) vengono invece spesso usati a proposito di cose (piacevoli) che si è costretti a evitare o che si evitano malvolentieri: sarebbe giunta a privarsi delle uniche delizie che le rimanevano (I. Nievo); rinunciai a proseguire la passeggiata (C. Boito).
Talora e. ha un sign. meno diretto, ed è usato come contr. di provocare, causare, far accadere e sim. Se si riesce a far sì che una cosa negativa non si verifichi, i sinon. più adatti sono impedire e, più formale, sventare, i quali, però, rispetto ad e., implicano un’azione più diretta del sogg.; impedire, inoltre, è quasi sempre seguito dal compl. di termine: impedire a qualcuno di fare qualcosa equivale dunque (con un maggior coinvolgimento del sogg.) a e. che qualcuno faccia qualcosa: è un arrogante e per tutto il tempo mi ha impedito di parlare; non c’è altro mezzo ora di sventare quest’inganno (L. Pirandello). Analogo a sventare è scongiurare: sicuro d’aver per quella notte almeno scongiurato ogni pericolo (G. D’Annunzio). Meno forte di sventare è schivare (in genere, chi sventa un pericolo riesce ad annientarlo per sempre, mentre chi lo schiva lo aggira e dunque può anche evitarlo solo momentaneamente): non potendo schivare il pericolo, vi corse incontro (A. Manzoni). Prevenire, come traspare dall’etimologia, significa «agire prima che qualcosa si verifichi, facendo in modo che non accada» (prevenire è meglio che curare) ed è frequentemente usato in accezione medica, insieme con i derivati preventivo e prevenzione: una buona terapia vitaminica può aiutare a prevenire i mali stagionali; la prevenzione è la prima cura contro certe malattie; medicina preventiva.
E. può infine anche reggere il compl. di termine, assumendo il sign. contr. a quello di arrecare, causare (vorrei evitare a mia madre questa preoccupazione), e ha come sinon. risparmiare: ti ho risparmiato una pessima figura.