evadere
evàdere v. intr. e tr. [dal lat. evadĕre, comp. di e-1 e vadĕre «andare»] (pass. rem. evaṡi, evadésti, ecc.; part. pass. evaṡo). – 1. intr. (aus. essere) a. Scappare, fuggire da un luogo in cui si è rinchiusi: e. dal carcere; un pazzo era evaso dal manicomio. b. Per estens., anche con uso trans., sottrarsi a un obbligo, e in partic. cercar di sfuggire alle imposizioni fiscali: e. il fisco (o al fisco); e. le tasse. c. In senso fig., liberarsi, uscire da un ambiente, da un luogo, da una condizione in cui ci si sente oppressi, sciogliersi da legami pesanti: non vedeva l’ora di e. da quell’ambiente meschino; ho bisogno di e. da questo genere di vita; e. dalla realtà quotidiana; e. dalla famiglia, dal luogo di lavoro. 2. tr. Nell’uso burocr., sbrigare, dar corso, risolvere: e. una pratica, un affare; e. una domanda, una lettera, dare risposta. ◆ Part. pass. evaṡo, anche come agg. e s. m. (v. la voce).