euroforte
agg. e s. m. e f. (iron.) Che, chi, nell’ambito dell’Unione Europea, ha una posizione politica ed economica forte. ◆ La struttura consiste in un segretariato, fino all’ultimo momento snobbato dagli “euroforti” ma di cui alla fine tutti hanno riconosciuto la funzione: a condizione che si tratti di una struttura leggerissima e flessibile, priva di qualsiasi intento direttivo o dirigistico. (Vanna Vannuccini, Repubblica, 7 novembre 1985, p. 9, Politica Estera) • O Merkel, Hollande e Monti saranno in grado al più presto di condividere un meccanismo cooperativo tra euroforti ed eurodeboli, fatto di sacrifici a breve ma abbinati al sostegno del riequilibrio delle bilance dei pagamenti e dei rispettivi sistemi bancari, oppure la difesa del fiscal compact da solo non salverà l'euro: perché una moneta comune non regge tra economie a produttività divergenti e mercati separati dei beni e dei servizi e del lavoro. (Oscar Giannino, Panorama.it, 11 maggio 2012, Economia).
Composto dal confisso euro-2 aggiunto all’agg. e s. m. e f. forte.
Già attestato nella Repubblica del 19 luglio 1985, p. 9, Politica Estera (Pietro Veronese).