eterno. Finestra di approfondimento
Infinito nel tempo e nello spazio - Ciò che non finisce (o che è reputato non finire o, per iperb., che sembra non finire mai) è detto eterno. Il sign. originario dell’agg. sarebbe in realtà «che non ha inizio né fine», e si converrebbe dunque soltanto a Dio e alle cose divine, anche se sono comunissimi, da secoli, usi fig. e iperbolici. Il sinon. meno marcato è infinito, che tuttavia, a differenza di e., si riferisce anche ad altre estensioni oltre a quella temporale, come per es. quella spaziale o quantitativa: vedrai di terra uno infinito spaccio / sotto a’ tuoi piedi in un punto passare (M. M. Boiardo); ogni allegrezza era cagione di infinito dolore (I. Sannazaro). Perpetuo è più formale, e si trova talora in espressioni cristallizzate: moto perpetuo; luce perpetua. Analogam. perenne: nevi perenni (quelle d’alta quota che non si sciolgono mai); piante perenni (quelle che vivono più di due anni); aveva negli orecchi come una perenne onda musicale (L. Pirandello). Immortale è usato per lo più iperb., in riferimento alla fama di un’opera o di un artista, ai sentimenti e sim.: ah nipote, questa sarebbe per voi una gran fortuna, e per me una gloria immortale (C. Goldoni); ora io dico, che per essere grande ed immortale istorico (due bagattelle) bisogna, come i Taciti, i Machiavelli, i Gibbon, i Robertson, gli Hume, avere tale filosofia nella mente, che superi quella de’ tempi in cui s’imprende la storia (P. Borsieri). Decisamente più lett. (ma con lo stesso ambito semantico di immortale) è imperituro: mai, mai, mai, per cambiar d’uomini o di tempi non appoggiare la speranza d’una causa nobile generosa imperitura, all’interesse all’avarizia altrui (I. Nievo). Usato soltanto in senso fig. è intramontabile, riferito per lo più a ciò che è supposto non andare mai fuori moda o godere di fama perenne: successo intramontabile; è un libro intramontabile; attore, regista, cantante intramontabile.
Significati negativi e positivi - E. ha anche un uso spreg., in riferimento a cosa che dura troppo a lungo e che è molto noiosa: un viaggio in macchina molto stancante, oppure una conferenza lunga e non proprio avvincente possono essere detti eterni. I sinon. in questi casi sono chilometrico (soprattutto riferito a viaggi, ma anche, in senso fig. e d’uso fam., a discorsi, libri, film e sim.: gli ho fatto una domanda semplicissima, alla quale ha risposto con un discorso contorto e chilometrico), incessante (d’uso più formale), infinito e interminabile: l’animo nostro resiste più alla violenza ed agli estremi ma passeggieri dolori che al tempo ed all’incessante noia (C. Beccaria); lo divorava, si saziava di lui come se fosse giunta ad essergli vicina dopo un’attesa interminabile (G. D’Annunzio). Nell’uso fam. è possibile anche biblico: quel film ha dei tempi biblici. Soprattutto riferito a discorsi e a testi scritti è prolisso (ha tenuto un’orazione noiosa e prolissa), che può anche qualificare una persona: sei troppo prolisso!
Decisamente positivo è invece l’uso di e. nel senso di «che non si rovina», con il sinon., meno fam., indistruttibile e, più attenuato, resistente: quel mobile è eterno; una batteria di pentole indistruttibili; un rivestimento molto resistente.
Sostantivi - Anche eternità si addice soprattutto alle cose divine (in partic. può essere sinon. di vita eterna), ma ha anche numerosi usi metaforici e iperb.: restai solo a sostenere mio padre per una decina di minuti che mi parvero un’eternità (I. Svevo); il viaggio con Bartolino durò un’eternità (L. Pirandello). I sinon. sono, in questi ultimi casi, infinità e secolo. I contr.: attimo, baleno, istante, lampo, minuto, momento, secondo: dal nostro primo incontro sembra passato un attimo; la fila era molto lunga, ma s’è dissipata in un baleno.