esteriore
esterióre agg. [dal lat. exterior -oris, compar. di exter o extĕrus «che sta fuori»]. – Che è o appare di fuori. Non essendo più sentito come comparativo, ha in genere lo stesso sign. di esterno: vede spuntar l’angolo del lazzeretto, passa il cancello, e gli si spiega davanti la scena e. di quel recinto (Manzoni); ma, mentre è meno com. di esterno per definire parti di oggetti, fabbricati, ecc., è a questo preferito come contrapposto di interiore, spirituale; quindi: doti, pregi, qualità e.; mondo e., tutto quello che l’uomo sente come esterno a sé stesso, in opposizione al mondo dello spirito; la sua vita è tutta e.; gli atti e. del culto; giudizî e., impressioni e., superficiali. Anche sostantivato, l’e., le apparenze: badare all’e., giudicare dall’esteriore; lo stesso che esteriorità. ◆ Avv. esteriorménte, nella parte esterna di un oggetto, di un edificio, ecc.: un castello antico che, almeno esteriormente, era ben conservato; con riferimerto a persona, nell’aspetto, nei modi esteriori: un uomo esteriormente rozzo e brusco; nelle apparenze: un fariseo che solo esteriormente è ossequente alla legge.