estensione
estensióne s. f. [dal lat. extensio -onis, der. di extendĕre «estendere», part. pass. extensus]. – 1. a. L’azione e il risultato dell’estendere, in senso proprio e fig.: e. di un corpo elastico; e. di un diritto, di una concessione, ecc.; dare e. a un’industria, a un commercio. b. In fisiologia, indica movimenti diversi secondo l’organo che si estende: e. di un arto, movimento che tende a portare i varî segmenti dell’arto sulla linea dell’asse anatomico dell’arto stesso; e. del capo, flessione posteriore di esso; e. della colonna vertebrale, flessione posteriore del tratto dorsolombare della colonna. c. In ginnastica, passaggio da una posizione raccolta a una posizione lunga; per es., dal pugno chiuso alla mano aperta con le dita divaricate. d. In traumatologia, riposizione in asse, mediante trazione, dei monconi ossei fratturati e dislocati. e. In matematica, nella teoria dei campi, lo stesso che ampliamento. f. In lessicografia, ampliamento del significato proprio di un vocabolo per denotare oggetti o idee affini: il verbo «aprire» significa per estensione anche «allargare», come per es. in «aprire le braccia». 2. a. Dimensione in lunghezza o larghezza o profondità, area di un corpo o di un territorio, spazio entro cui avviene un fenomeno e sim.: l’e. di un paese, di un terreno, dei confini; podere che ha un’e. di otto ettari; l’Impero romano aveva grande estensione. Nella filosofia cartesiana, è l’attributo essenziale della sostanza materiale, contrapposta alla sostanza spirituale inestesa. In geografia, principio di e., uno dei principî metodici dell’indagine geografica, che consiste nella ricerca dell’area di estensione o di ripartizione di un fenomeno sulla superficie terrestre. b. In matematica e nelle sue applicazioni, la porzione di linea, o di piano, o di spazio, occupata da un determinato ente; anche, spec. nella geometria elementare, la misura dell’area di una superficie o del volume di un solido (meno com., della lunghezza di un segmento): e. di un rettangolo, di un cerchio, di un tetraedro, ecc. c. In acustica, l’intervallo tra la nota più grave e la nota più acuta che possono essere emesse da una voce umana o prodotte da uno strumento. d. fig. Con riferimento a vocaboli, a elementi lessicali, l’ampiezza del valore semantico; frequente soprattutto l’espressione in tutta l’e. del termine, nella pienezza del suo significato: è un imbroglione, in tutta l’e. del termine. Con altra accezione, in logica (in opposizione a intensione), la classe di tutti gli oggetti che sono denotati con lo stesso segno, cioè con la stessa parola; per cui un insieme viene definito per estensione quando si enumerano esplicitamente tutti gli elementi che appartengono a tale insieme (ciò che, in pratica, è possibile soltanto per alcuni insiemi e non per altri: non sarebbe possibile, per es., per le serie aperte come la serie dei numeri). Analogam., e. di un concetto, in contrapp. alla sua intensione, è l’insieme degli individui che il concetto denota e dei quali può quindi essere affermato come attributo; e. di una proposizione, l’insieme dei casi in cui essa è vera. 3. Nei concorsi ippici, categoria di salto nella quale gli ostacoli sono riviere con acqua.