essere¹ /'ɛs:ere/ [lat. esse (volg. ✻essĕre), pres. sum, da una radice ✻es-, ✻s-, che ricorre anche nel sanscr. ásti "egli è", gr. estí, osco est, ant. slavo jestŭ, ecc.] (pres. sóno, sèi, è, siamo [ant. o region. sémo], siète [ant. sète], sóno [ant. o region. ènno]; imperf. éro [ant. o lett. èra], èri, èra, eravamo, eravate, èrano; pass. rem. fui, fósti [ant. fusti], fu [radd. sint.], fummo, fóste [ant. fuste], fùrono [ant. furo, fòro e fuòro]; fut. sarò, sarai, sarà [ant. fia e fie], sarémo, saréte, saranno [ant. fìano e fìeno]; condiz. sarèi [ant. sarìa e fòra], sarésti, sarèbbe [ant. sarìa e fòra], ecc.; cong. pres. sia ... siamo, siate, sìano [ant. sìeno]; cong. imperf. fóssi [ant. fussi, ecc.]; imperat. sii, siate; part. pres., raro, essènte; part. pass. stato [ant. essuto e suto]; ger. essèndo [ant. sèndo]. I tempi comp. si coniugano con l'aus. essere: sono stato, ecc.). - ■ v. intr. 1. a. [assol., essere presente: Dio è; penso, dunque sono] ≈ esistere, sussistere. ↔ ‖ divenire. b. [essere presente, anche per dimostrare disponibilità e sim.: sono qua io per aiutarti; chi è?] ≈ esserci, stare. ↔ mancare. ● Espressioni: essere il caso (di) → □. 2. a. [essere in vita, detto di persona, animale e sim.: Ei fu (A. Manzoni)] ≈ vivere. b. [essere in vita, detto di cose, idee, sentimenti e sim.: Fama di loro il mondo esser non lassa (Dante)] ≈ sopravvivere, sussistere. 3. [avere luogo, detto di avvenimento, fatto e sim.: è così; è proprio così; è come dico io; non può essere!] ≈ accadere, avvenire, capitare, darsi, succedere. ● Espressioni: porre in essere → □. 4. [essere in condizione, detto di una persona o di una cosa, con la prep. in: e. in buono, in cattivo stato; e. in cattive condizioni] ≈ apparire, manifestarsi, mostrarsi, presentarsi, trovarsi, versare. 5. [essere uguale a: è stato un caso; è stata una semplice dimenticanza] ≈ consistere (in), trattarsi (di). 6. a. [identificarsi, essere uguale: l'arte è la sua vita] ≈ costituire, rappresentare. b. [avere il significato di: un bel voto sarebbe il massimo; per me è già molto; piccolo è bello] ≈ equivalere, rappresentare, significare. c. [risultare, per importanza e valore, con la prep. in: tutta la sua vita è nei figli; il vero problema è questo] ≈ consistere, stare. 7. [avere origine, con la prep. di: di dove siete? è di Milano; è di buona famiglia] ≈ provenire (da), venire (da). 8. [riferito al tempo, essere giunti, con la prep. a: siamo già a Natale; è al quinto mese] ≈ stare. 9. [permanere in un luogo, con le prep. in, a: e. in casa, in ufficio; e. a scuola, a tavola] ≈ stare, trovarsi. ● Espressioni (con uso fig.): essere a capo (di qualcosa o qualcuno) → □; essere all'oscuro (di qualcosa) → □; essere dell'opinione (o d'avviso o dell'avviso) → □; essere in dubbio (o in forse) → □; essere in qualcuno (o nei panni di qualcuno) → □; essere nell'aria → □. 10. a. [spostarsi da un luogo a un altro, con la prep. a: sono stato al cinema; sei mai stato all'estero?] ≈ andare, recarsi. b. [muoversi per raggiungere un luogo, con le prep. a, da: la nonna sarà da noi giovedì] ≈ arrivare, giungere, pervenire. ● Espressioni: essere di ritorno → □. 11. [denotare il possesso di qualcosa, con la prep. di: la bicicletta è di mio zio] ≈ appartenere (a). 12. (fam.) a. [avere valore di, riferito a oggetto, cosa e sim. da acquistare: quant'è?] ≈ costare, (fam.) fare, valere, (fam.) venire. b. [avere la misura o il peso di: saranno dieci centimetri; quant'è questo cocomero? sarà tre chili] ≈ misurare, pesare. 13. [essere dalla parte di, con la prep. per: sono tutti per i verdi] ≈ fare il tifo, parteggiare, propendere, schierarsi (dalla parte di), sostenere (ø). ↔ avversare (ø). 14. [essere nelle possibilità, con la prep. in: farò tutto quanto è in me; per quanto è in noi] ≈ dipendere (da). 15. [fare al caso, con la prep. per: questo abito non è per te] ≈ adattarsi (a), addirsi (a), andare (bene) (a), attagliarsi (a), confarsi (a), convenire (a), fare. 16. [usato impersonalm., per indicare la situazione relativa alle condizioni climatiche e sim.: è brutto tempo, è freddo, è caldo, è già buio] ≈ fare. ■ esserci (meno com. esservi) v. intr. 1. [assol., essere sul punto di raggiungere una meta: ci sei? ci sono!] ≈ arrivare, capire, [riferito a concetto] comprendere. 2. [di spazio o distanza, interporsi: da qui al paese ci sono almeno sei miglia] ≈ correre, frapporsi, intercorrere, passarci. 3. [avere luogo in un dato posto, essere disponibile: lì c'è una fontana; non c'è altra soluzione] ≈ esistere, trovarsi. 4. [usato solo alla 3a pers. sing. e plur., essere necessario, con la prep. da e l'infinito: c'è da attendere molto? ci sono da spedire questi telegrammi] ≈ bisognare, occorrere. □ essere a capo (di qualcosa o qualcuno) ≈ capeggiare (ø), comandare (ø), dirigere (ø), guidare (ø). ‖ capitanare (ø). □ essere all'oscuro (di qualcosa) ≈ ignorare (ø). ↔ (lett.) avere contezza, conoscere (ø), essere al corrente (o a conoscenza), sapere (ø). □ essere dell'opinione (o d'avviso o dell'avviso) ≈ credere, giudicare, (lett.) opinare, pensare, reputare, ritenere, stimare. □ essere di ritorno ≈ rientrare, ritornare, (fam.) ritornarsene, tornare, [a casa] rincasare. □ essere il caso (di) ≈ convenire, valere la pena. □ essere in dubbio (o in forse) ≈ esitare, indugiare, tentennare, titubare. □ essere in qualcuno (o nei panni di qualcuno) ≈ identificarsi (con), immedesimarsi (con). □ essere nell'aria ≈ aleggiare, avvertirsi, percepirsi. □ porre in essere ≈ attuare. [⍈ STARE]
essere. Finestra di approfondimento
Il verbo e., tra le parole più frequenti dell’italiano, ha un doppio valore: lessicale (cioè con sign. pieno e quindi con sinon.) e grammaticale (vale a dire impiegato come ausiliare, come copula e in perifrasi verbali).
Essere come «esistere» e come «stare» - Uno dei sign. di e. con valore puramente lessicale è quello di «essere (davvero) presente», che ha come sinon. il più com. esistere e il meno com. sussistere. Con questo sign. e. è alquanto raro, usato per lo più in accezione filosofica e in contrapp. a divenire, anche come sost.: l’e. e il divenire. Decisamente più com., come sinon. di esistere e di trovarsi, il verbo pronominale esserci, soprattutto alla 3a pers.: a Napoli ci sono ottimi ristoranti. Comunissimo, col sign. di «trovarsi», l’uso del sinon. stare, per lo più nel registro fam.; quest’uso è spesso criticato dalle grammatiche tradizionali (giacché, a rigore, stare implicherebbe un «essere fermo, restare, rimanere, essere in piedi» e sim.), spec. quando assume (nelle varietà centro-merid.) il sign. di «essere in una determinata condizione»: sto nervoso; sto messo male; sto senza soldi, ecc.; comuni (da Roma in giù), a quasi tutti i livelli stilistici, sono frasi come: sto a Roma da due anni; domani non telefonarmi perché sto al mare; sto seduto in macchina da mezz’ora; ci sta un signore che vuole parlarti (l’ultimo es., con starci in luogo di esserci, è considerato il più informale). E. può significare anche «avere origine», e può avere come sinon. venire, il meno com. provenire, e anche nascere: una domanda come «di dove sei? » equivale in effetti a «dove sei nato?».
Esserci - Per quanto riguarda il v. intr. pron. esserci, oltre agli usi già commentati, è sempre più com. l’impiego alla 3a pers. seguita dall’inf. introdotto dalla prep. da. I sign. di questo costrutto sono almeno due, uno indicante necessità (non c’è niente da ridere «non bisogna ridere»; sinon.: bisognare, doversi, essere necessario, occorrere) e l’altro possibilità (non c’è niente da fare «non si può fare niente»; sinon.: essere possibile, potere). Esserci ha anche un altro sign. (quello di «esistere»), molto comune (c’era una volta un re che viveva su una montagna; c’è molto rumore in questa strada). Spesso, soprattutto nel parlato, c’è è usato per mettere in rilievo un elemento, subito ripreso da che: c’è una cosa che voglio farti vedere (tipo di frase preferito talora alla costruzione non marcata, che relegherebbe cosa all’ultimo posto: voglio farti vedere una cosa). Forma più lett. di esserci è esservi: né luce v’è né buio (G. Pascoli).
Copula - A metà strada tra il sign. lessicale e quello grammaticale è l’uso di e. come copula, ovvero come elemento che congiunge un sost. a un agg. o a un altro sost., dando luogo al costrutto chiamato predicato nominale: il cielo è sereno; Mario è il fratello di Luigi; Anna e Mario sono marito e moglie; io sono Alessio; Gianni è ingegnere. Quest’uso è privo di sinon. veri e propri, anche se le ultime due frasi possono avere un equivalente, rispettivam., in mi chiamo Alessio e in Gianni fa l’ingegnere. Mentre nel caso dei mestieri l’identità tra e. e fare è pressoché assoluta, chiamarsi ed e. sono sinon. soltanto nelle presentazioni: se Alessio è ben noto alla madre di Marco, non potrebbe mai, per es. al telefono, dire a quest’ultima: mi chiamo Alessio, vorrei parlare con Marco, frase che invece sarebbe appropriata a un primo incontro o a una prima telefonata. E. e fare sono sinon. anche in espressioni che riguardano le condizioni climatiche: oggi fa/è caldo.
Altri verbi, oltre a e., possono fungere da copula e dar luogo quindi a un predicato nominale, e vengono per questo detti verbi copulativi, ciascuno dei quali aggiunge una sfumatura partic.: apparire, costituire, parere, rappresentare, sembrare, ecc.: appare ormai evidente chi di noi ha torto; questo può costituire un problema; la laurea rappresenta un traguardo importante; Luigi sembra una persona in gamba.
Passivo - Come aus. del passivo e. ha come sinon. venire, soprattutto in verbi che indicano più che stati, azioni: una frase come il libro venne letto da tutti è normale, mentre il giapponese viene capito da poche persone, pur formalmente corretta, suona leggermente innaturale.
Ausiliare - Come aus. dei verbi composti attivi, e. si alterna con avere: richiedono avere tutti i verbi tr., e. tutti i verbi intr. pron. (esserci, lavarsi, ricordarsi, svegliarsi, ecc.), alcuni e. altri avere gli intr. non pronominali. Soltanto in rari casi i due aus. sono sinon., come avviene per alcuni verbi “meteorologici”: è/ha nevicato (anche se i puristi condannano l’uso di avere); e in certi verbi servili, che ammettono talora l’aus. del verbo all’infinito che li segue: ho (o sono) dovuto (o voluto) correre in ospedale. In altri casi, al cambiamento di ausiliare corrisponde un mutamento semantico e sintattico: la nave è affondata; i pirati hanno affondato la nave.
Per gli altri rapporti tra e. e avere (verbi fraseologici, dativo di possesso) v. la finestra avere.