esotico
eṡòtico agg. [dal lat. exotĭcus, gr. ἐξωτικός, der. di ἔξω «fuori»] (pl. m. -ci). – 1. (anche s. m.) Che proviene, che è importato da altre regioni, forestiero, straniero: termini, locuzioni, modi, costumi e. (in queste e altre simili espressioni, l’agg. implica in genere una nota di biasimo o una velata accusa di stravaganza, di ostentata originalità, che non hanno gli agg. forestiero o straniero); come s. m., l’e., ciò che caratterizza i luoghi, l’ambiente e la vita di popolazioni straniere, spec. orientali e tropicali: gusto dell’e.; andare alla ricerca dell’e. (v. anche esotismo). In senso più oggettivo: piante e., che non sono originarie di un luogo, ma vi sono state importate da zone lontane (contr. di indigeno); patologia e., sinon. in genere di patologia tropicale. 2. Con usi estens. nel linguaggio scient.: a. In geotettonica, detto di blocco o lembo di rocce alloctone, di dimensioni molto limitate, inglobato entro terreni litologicamente diversi di una stessa coltre di ricoprimento. b. In fisica nucleare, il termine è usato con il sign. traslato di singolare, irregolare: per es., atomo e. (o strano), atomo in cui uno degli elettroni dell’orbita più esterna sia stato artificialmente sostituito da una opportuna particella di carica negativa e di massa maggiore di quella elettronica; ciò permette di realizzare orbite elettroniche più prossime al nucleo e di ottenere informazioni sulla struttura di quest’ultimo e sulla natura delle forze nucleari. ◆ Avv. eṡoticaménte, con stile esotico, con gusto dell’esotico: un soggiorno arredato esoticamente.