esodabile
s. m. e f. Che può essere messo o considerato in uscita, sul punto di dover lasciare il posto di lavoro. ◆ negli accordi tra la società [Aeroporti di Roma] e i sindacati non era previsto l’assorbimento dei dipendenti di un’azienda alla quale era stata appaltato un servizio, in caso di cessazione dell’attività. Nonostante ciò la Aeroporti di Roma ha proposto e messo in atto, stando a quanto afferma il vicepresidente, un piano articolato che vede cento dipendenti «esodabili», cioè prepensionati, cento riciclati in una nuova azienda di catering e sessantadue riconvertiti nell’attività dei carrellini portabagagli. (Fab. Ant., Stampa, 25 maggio 2002, Roma, p. 4) • Sono 6.500 gli esuberi del piano di impresa di Intesa-Sanpaolo; sta scritto a pagina nove delle slide che ieri pomeriggio l’ad della banca, Corrado Passera, ha raccontato al sindacato, al Lingotto. […] Non c’è particolare sorpresa nel sindacato; quei numeri giravano da settimane e coincidono, per difetto, con i 6.700 «esodabili», tremendo neologismo per indicare quei dipendenti che, a partire dal dicembre di quest’anno e fino al 31 dicembre del 2012, avranno i requisti per andarsene o in pensione o nel fondo esuberi volontariamente. (Marina Cassi, Stampa, 18 aprile 2007, p. 26, Economia).
Derivato da un non attestato v. intr. esodare (derivato dal s. m. esodo) con l’aggiunta del suffisso -abile.