erratico
erràtico agg. [dal lat. erratĭcus, der. di errare «vagare»] (pl. m. -ci). – 1. Che muta continuamente posto, errante, vagabondo: pianeta non vuol dire altro che e., cioè vagabondo (Varchi); accalappiatori di cani e. (D’Annunzio). Con sign. più ristretto, in zoologia, detto di organismi che compiono movimenti irregolari nello spazio e nel tempo, per lo più in cerca di cibo e di condizioni più favorevoli di esistenza, spec. in inverno (analogam., nel linguaggio venatorio, con riferimento a esemplari di selvaggina). 2. Con accezioni specifiche: a. In botanica, piante e., erbe selvatiche che presentano una certa indipendenza dal substrato e possono attecchire in ambienti diversi. Con sign. più generico, nell’uso letter., di piante o erbe rampicanti, o striscianti: le piante e. si sono rifugiate sulle creste dei muri liberati dai tetti, sulle finestre vane, sui davanzali crollanti (Alvaro). b. In geologia, massi e., blocchi rocciosi, talvolta di considerevoli dimensioni o di forma bizzarra, che, trasportati dai ghiacciai, vengono abbandonati, allorché questi si ritirano, più o meno lontano dai loro luoghi di origine (localmente sono detti anche trovanti, s. m.); più genericam., terreno e., quello che non si trova nel punto in cui si è formato, ma è stato portato lontano dal luogo di origine mediante trasporto glaciale. c. In medicina, dolori e., che non hanno sede fissa, ma si spostano continuamente; erisipela e., varietà clinica di erisipela, caratterizzata dalla presenza di chiazze separate l’una dall’altra da tratti di cute normale. 3. fig. In economia, di fenomeno soggetto a variazioni frequenti e imprevedibili, in quanto determinate soprattutto da fattori psicologici, previsioni, ecc. (per es., la domanda di beni strumentali); in statistica, serie e., quelle i cui termini presentano oscillazioni e ondulazioni irregolari, costituite cioè da dati erratici.