errante
agg. [part. pres. di errare; nel sign. 2, calco del fr. errant, part. pres. dell’ant. errer «camminare», der. di erre «viaggio», che è il lat. iter]. – 1. Che erra, che va qua e là (anche con valore di vero e proprio participio): le fiere e. nelle selve; quindi nomade, senza fissa dimora: Canto notturno di un pastore e. dell’Asia (Leopardi); stelle e., i pianeti (contrapp. alle stelle fisse). Detto dell’occhio, della mente, del pensiero: Brilla nel guardo errante Di chi sperando muor (Manzoni); Ove l’errante fantasia mi porta (Foscolo). 2. Che cammina senza posa; con questo senso, solo nelle locuz. ebreo e., cavaliere e. (v. ebreo; cavaliere). 3. In zoologia, anellidi e. (lat. scient. Errantia), sottoclasse di anellidi policheti che conducono vita libera, prevalentemente marina, caratterizzati dall’avere i segmenti del corpo tutti simili, salvo quelli delle estremità cefalica e terminale. 4. In geografia fisica, laghi (o paludi) e., bacini lacustri tipici dei terreni mobili, che possono subire graduali spostamenti, per ragioni idrologiche o per l’azione del vento. 5. Che si scosta dalla via retta o dalla verità; che è o vive nell’errore: contro al mondo errante (Dante).