ermafrodito
agg. e s. m. [dal nome proprio Ermafrodito, gr. ῾Ερμαϕρόδιτος, lat. Hermaphroditus, personaggio della mitologia greca, figlio di Ermete e di Afrodite, che già nel suo aspetto congiungeva i tratti paterni e materni; innamoratasi di lui la ninfa Salmace, questa ottenne dagli dei di potersi confondere con il corpo dell’amato, per cui Ermafrodito divenne un essere ibrido partecipe della natura maschile e femminile]. – 1. agg. e s. m. In biologia, di individuo animale che presenta il fenomeno, normale o anormale, dell’ermafroditismo, cioè unisce in sé organi riproduttivi e gonadi con caratteristiche fenotipiche maschili e femminili; analogamente, fiore e., fiore monoclino; pianta e., pianta con fiori monoclini. Riferito a persona, oltre al sign. proprio, ha anche quello, estens. (limitato peraltro all’uso letter., e ormai raro), di omosessuale. 2. agg. Riferito non a persona ma a comportamento, il termine è stato usato da Dante (Purg. XXVI, 82: Nostro peccato fu ermafrodito) nel sign. di eterosessuale, per qualificare il peccato della seconda schiera di lussuriosi incontrata nel girone 7° del Purgatorio, distinti dalla schiera dei sodomiti, il cui peccato era invece stato omosessuale.