entrare
(ant. intrare) v. intr. [lat. ĭntrare] (io éntro, ecc.; aus. essere). – 1. a. Andare dentro, penetrare in un luogo: e. in casa, e. a scuola, e. nel bosco, e. sotto le coperte; e. in acqua, immergervisi, anche solo parzialmente (per es., al mare, o nella vasca da bagno); e. dalla porta di servizio, e. dalla finestra, e. attraverso il giardino (in questi casi si sottintende «passando»). Anche di cose: la flotta è entrata nel Mediterraneo; mi è entrata della polvere in un occhio; si sta indagando su come entri la droga nel paese; con sign. partic.: il Sole entra in Ariete, nella Bilancia, ecc., espressione con cui tradizionalmente viene indicato il successivo spostarsi del Sole nella sfera celeste, in corrispondenza delle 12 costellazioni zodiacali. Senza il compl. di luogo: entra!, entrate! (a chi bussa o chiede di entrare); entra la Corte!; come sei entrato? Nel linguaggio teatrale, presentarsi in scena e prendere parte all’azione: a questo punto, entra il maggiordomo (con compl. di luogo, e. in scena, oltre al sign. proprio, ha anche usi fig., intervenire in qualche impresa o azione, cominciare ad agire e sim.); fig., e. nel personaggio, impersonarlo con piena aderenza, fisica e psicologica (con lo stesso sign., anche e. nella parte). In qualche caso, riuscire a passare per un’apertura: è così grasso che non entra per la porta; la chiave non entra nella toppa. b. estens. Avere spazio sufficiente, poter essere contenuto in un luogo, in un recipiente e sim.: in questa macchina, non c’entriamo in sei; c’entriamo, tutti, nell’ascensore?; nella damigiana c’è entrata appena la metà del vino. Di numero, essere contenuto: il 3 nel 27 c’entra 9 volte. Di indumenti che siano larghi oppure stretti: c’entro due volte in quei calzoni; spesso riferito, nell’uso fam., all’indumento stesso: mi si sono gonfiati i piedi e non m’entrano più le scarpe; questa giacca ti entra benissimo. Di stoffe e sim.: in questo scampolo c’entra giusto giusto un vestito (vi è cioè quanto basta per il taglio di un vestito). Fig. (in partic. frasi), avere la possibilità di: col suo stipendio non gli c’entra di fare la villeggiatura. 2. Usi fig.: a. E. in un numero, in un gruppo e sim., essere ammesso a farvi parte: e. in una compagnia, in collegio, nell’esercito, in una cooperativa, nella graduatoria dei vincitori; e. in convento, in un Ordine, farsi religioso; e. in società, cominciare a frequentarla (con altro senso, e. in società con qualcuno, farsi socio); e. in una famiglia, diventarne membro. Divenire partecipe: e. in una congiura; e. a parte di un segreto, dei profitti di una azienda. Prendere possesso di un ufficio, essere assunto: e. in un impiego, e. nella magistratura, e. in ruolo; e. in carica, cominciare a esercitarla. b. Come sinon. di venire, insinuarsi (nell’animo, nella mente): mi è entrato il dubbio, il timore, il sospetto (anche: sono entrato in sospetto, ho cominciato a sospettare). Forma poi parecchie locuz. che equivalgono a intendere, capire, persuadersi, in frasi come: la matematica non mi entra in testa; è un concetto che non gli entrerà mai nella mente; non gli entra nel cervello che il torto è soltanto suo. c. Mettersi, frapporsi, immischiarsi: sono entrato in un bell’imbroglio; è voluto entrare lui in questi impicci; non voglio che tu entri nei fatti miei; dove entra lui, porta sempre lo scompiglio; ficcare il naso: bisogna che egli entri sempre dappertutto! Quindi, in molte frasi, avere a che fare: che c’entro io in tutto questo?; qui la politica non c’entra; questo non c’entra col mio discorso; e. come i cavoli a merenda (o, più raram., come Pilato nel Credo), non avere alcuna attinenza, venire a sproposito. 3. Con sign. affine a cominciare: e. in guerra, in azione; e. in convalescenza, in agonia; è entrata stasera la luna nuova; e. nel nuovo decennio; e. nel 20° anno, aver compiuto 19 anni; la gestante è entrata nel 7° mese (di gravidanza). Con a e l’infinito: e. a dire, a parlare, a trattare di qualche cosa. Di stagione, mese, anno e sim.: appena entra la primavera, l’estate, il carnevale, la quaresina; nel mese che entra (e più spesso entrante, v. oltre). Similmente: con l’amico avrebbe desiderato ora più che mai d’e. in discorso (Manzoni); e. in argomento, affrontarlo, cominciare a trattarlo. In orchestra e in genere nell’esecuzione musicale, cominciare a suonare, o a cantare: le trombe entrano dopo i violini; e. a tempo, fuori tempo; e. in battere, in levare. 4. Locuz. speciali: e. in contatto, avvicinare, allacciare rapporti: l’inviato speciale è entrato in contatto con gli esponenti della guerriglia; e. in possesso, divenire padrone; e. in gioco, mettersi a giocare (fig., cominciare ad aver peso: qui entrano in gioco fattori diversi); e. in ballo, raro in senso proprio, più com. in senso fig., lo stesso che e. in gioco; e. in campo, dei giocatori che dànno inizio a un incontro sportivo, e, fig., intervenire: entrò in campo lui con nuovi pretesti; e. in vigore, di legge o sim., divenire esecutiva; e. in amore, degli animali; e. in bestia, in collera (più com. andare), incollerirsi, arrabbiarsi; e. in forse, dubitare; e. in un ordine d’idee, e. nell’ordine d’idee di fare qualcosa, convincersi di qualche cosa, cominciare a formulare un piano, un proposito, un’intenzione; e. in collisione, francesismo per scontrarsi (di treni e sim.); entrare di mezzo, intervenire, frapporsi (fra due contendenti o come mediatore in qualche affare): c’entrò di mezzo il fratello e fecero la pace. Di cosa che vada male: c’è entrato il diavolo, c’è entrata la maledizione. Nell’aviazione, e. in avvitamento o in vite, lo stesso che avvitarsi. Nel gioco del calcio, e. sulla palla, intervenire di slancio sul pallone; e. a gamba tesa, contrastare fallosamente l’avversario, protendendo la gamba in gioco pericoloso (e in genere, per indicare azione decisa o violenta: e. sull’uomo, e. di spalla, ecc.). 5. Usato transitivamente (ant. o poet.), penetrare in un luogo: per potere e. ogni sentiero (Ariosto); Essa a le ninfe il mirteo Bosco d’e. impone (Carducci); Disse, e la casa entrò (Pascoli). 6. Come s. m., ingresso, entrata: Non t’inganni l’ampiezza de l’intrare! (Dante); inizio: sull’entrare dell’estate. ◆ Part. pres. entrante, come agg.: l’anno, il mese, la settimana entrante, che sta per cominciare. In araldica, attributo di un animale che entra in una partizione. Riferito a persona, che s’impiccia dei fatti altrui, che riesce abilmente a entrare dappertutto, a fare conoscenza con chiunque: è un uomo entrante.