emergere
emèrgere v. intr. [dal lat. emergĕre, comp. di e-1 e mergĕre «tuffare, sommergere»] (io emèrgo, tu emèrgi, ecc.; pass. rem. emèrsi, emergésti, ecc.; part. pass. emèrso; aus. essere). – 1. Venire a galla, salire in superficie, detto soprattutto di cosa che affiori e sporga dall’acqua: dalle acque del fiume emerse il cadavere di un annegato; la torretta del sommergibile emerse lentamente. Per estens., innalzarsi o apparire al disopra di una superficie uniforme o del livello delle cose circostanti: dalla nebbia cominciarono a e. le cime degli alberi; in lontananza il campanile emergeva, ben visibile, dai tetti delle case. 2. fig. a. Risultare evidente, venire alla luce: la verità riesce sempre ad e.; la sua innocenza emerge chiara dalle concordi testimonianze. b. Levarsi più alto: la sua voce emergeva in tutto quel frastuono. c. Di persona, segnalarsi, distinguersi dagli altri: è uno scrittore che emerge dai (o sui) suoi contemporanei. ◆ Part. pres. emergènte, anche come agg., con accezioni partic. (v. la voce). ◆ Part. pass. emèrso, oltre che nell’uso verbale (per es., circostanze emerse nel processo), frequente anche come agg.: terre emerse, che si levano sopra il livello marino (continenti, isole); in botanica, di foglie o di altri organi di piante acquatiche quando si trovano al disopra dell’acqua (per es., i fiori delle ninfee).