ecco1
ècco1 avv. e interiez. [lat. ĕccum]. – Serve a richiamare l’attenzione su cosa che contemporaneamente si addita o si mostra, o a sottolineare un fatto, un avvenimento, oppure a indicare persona o cosa che appaia improvvisamente: e. lassù il castello; e. il registro che mi hai chiesto; e. una persona veramente felice; e. finalmente un po’ di sole; e. quello che succede a far le cose di testa propria; e. papà che torna dall’ufficio; Ed e. verso noi venir per nave Un vecchio, bianco per antico pelo (Dante). In altri casi introduce l’inizio d’una narrazione: e. come stanno veramente le cose. Si unisce spesso con le particelle pronominali mi, ti, ci, vi, lo, la, li, le, ne in posizione enclitica (èccomi, èccoti, ecc.): eccolo là il colpevole. Rispondendo a una chiamata: eccomi!, ecco!, vengo subito; o presentandosi: eccomi qua, mi volevi? Come conclusione: e. perché non ha più scritto; e. fatto, ho finito, non c’è altro; e iron.: e. i frutti dei tuoi consigli! Per mostrare soddisfazione: eccoci finalmente a casa; e. che ti sei tradito! Per dare maggior forza a una frase: eccoci daccapo!; e., siamo alle solite! Preceduto da quando (quand’ecco), per significare il sopraggiungere di cosa improvvisa: me ne andavo per i fatti miei, quand’e. un tale mi ferma; anche con l’infinito: stavo per uscire, quand’e. squillare il telefono. Come particella riempitiva, spec. nella lingua parlata, per dar maggiore efficacia alla frase: non voglio insistere, ma, ecco, se tu riflettessi meglio ...