e, E
〈é〉 s. f. o m. (radd. sint.). – Quinta lettera dell’alfabeto latino, la cui forma deriva dalla lettera E dell’alfabeto greco, che a sua volta, con modificazioni formali e funzionali, risale a un prototipo usato dai Fenici propriamente con il valore di h. Nell’ortografia italiana rappresenta due distinti fonemi vocalici, la e aperta o larga 〈è〉 e la e chiusa o stretta 〈é〉. La distinzione è pienamente valida soltanto per la e tonica (e sempre senza effetto nel verso, in cui la rima tra é ed è fu sempre liberamente ammessa); per la e semitonica (con accento secondario) la distinzione è solo facoltativa, e per la e del tutto atona perde ogni valore: la e atona italiana ha un suono uniforme, piuttosto chiuso, con qualche lieve differenza da posizione a posizione. Sotto l’accento la distinzione è netta, ma l’ortografia ordinaria non ne tiene conto, tanto che si scrivono allo stesso modo parole come, per es., mèta «scopo» e méta «mucchio di paglia, fieno, letame», pèsca «frutto» e pésca «il pescare», vènti pl. di vento e vénti numero, ecc. Quest’insufficienza dell’ortografia è spesso causa di incertezze nella pronuncia; tra i molti espedienti grafici escogitati per rimediarvi dal ’500 in poi, è entrato nell’uso (limitatamente alla grafia didattica o in singole parole che occorra distinguere di volta in volta) soltanto quello consistente nel segnare l’accento acuto sulla e tonica chiusa (é), l’accento grave sulla e tonica aperta (è): regola seguita anche nel presente Vocabolario. Le norme in base alle quali sono distribuiti i due fonemi, limitatamente alle parole derivate dal latino e alla posizione tonica, sono le seguenti: 1) la é italiana continua la é del tardo latino, in cui s’erano venuti a confondere, scomparsa la funzione distintiva della quantità, ĭ ed ē del latino classico (es. pélo, lat. pĭlus; crédo, lat. crēdo); 2) la è italiana continua (dittongata in iè se in sillaba libera) la e del tardo latino, ĕ o ae del latino classico (es. liève, lat. lĕvis; lièto, lat. laetus; tènta, lat. tĕmptat; prèsta, lat. praestat); 3) la e tonica delle voci dotte, qualunque ne sia l’origine, e fatta solo eccezione per casi di analogia, è pronunciata aperta (es. cèreo, dal lat. cēreus). ◆ Gli usi più comuni della lettera E, nella forma maiuscola, sono i seguenti: puntata, è abbrev. di nomi proprî di persona che cominciano con questa vocale (Ernesto, Elisa, ecc.); non puntata, è, nelle targhe automobilistiche, la sigla della Spagna (España); in cartografia, è simbolo del punto cardinale est (e quindi NE = nord-est, SE = sud-est, ecc.); in chimica, è simbolo dell’einsteinio; in biochimica, vitamina E, il tocoferolo; in musica, è il nome, derivato dall’antica notazione alfabetica, del mi nei paesi germanici e anglosassoni. ◆ Nel codice alfabetico internazionale, la lettera e viene convenzionalmente identificata dalla parola ingl. echo («eco»).