durezza
durézza s. f. [lat. durĭtia, der. di durus «duro»]. – 1. a. Qualità di ciò che è duro, detto spec. di corpi che resistono alla scalfittura o alla penetrazione: la d. della pietra, del marmo; la d. di un materiale (acciaio, ottone, ecc.), valutata su campioni opportunamente conformati mediante apposite prove di d. e misurata in unità proprie di ciascun metodo di prova (d. Brinell, Knoop, Rockwell, ecc.); scala di d., o scala di Mohs (dal nome del mineralogista ted. F. Mohs, 1773-1839, che la propose), speciale scala usata come base e riferimento per la misurazione della durezza dei minerali, suddivisa in dieci gradi (la durezza minima è rappresentata dal talco, quella massima dal diamante); successivamente questa scala è stata modificata considerando 15 gradi tra il talco e il diamante (scala Mohs modificata o scala Mohs-Ridgway). D. al taglio, di un materiale metallico, la sua resistenza alle lavorazioni con asportazione di truciolo. b. fig. Rigidezza, asprezza: è a tutti noto per la d. del suo carattere; d. di cuore; che d. di mente!; anche assol., trattare con d., con asprezza di modi. In arte, mancanza di grazia, di scioltezza, di morbidezza: d. di contorni, d. di linee; d. di stile, d. del tratto, ecc. In musica, tra il sec. 16° e il 17°, abbellimento dissonante del tipo oggi detto appoggiatura. 2. In marina, reazione violenta che le navi possono presentare alle azioni inclinanti, dovuta a determinate caratteristiche della carena (per es., larghezza eccessiva) e a determinate disposizioni di pesi (per es., baricentro troppo basso), che importano una altezza metacentrica troppo grande, con conseguente periodo di rollio troppo breve. 3. In chimica, d. dell’acqua, la concentrazione di sali di calcio e di magnesio in essa presenti. In partic.: d. temporanea, quella dovuta ai sali che col riscaldamento dell’acqua all’ebollizione si decompongono in sali o altri composti insolubili (come succede, per es., per il bicarbonato di calcio); d. permanente, quella dovuta a sali che non si eliminano con l’ebollizione (solfati, cloruri, ecc.); d. totale, l’insieme delle due precedenti durezze. Grado di d., la massa, in grammi, di sali di calcio e di magnesio presenti in 100 litri d’acqua, espressi sotto forma di carbonato di calcio o di ossido di calcio. 4. In botanica, qualità del seme duro, che cioè germina con difficoltà. 5. In fisica, il potere di penetrazione delle radiazioni elettromagnetiche, in partic. dei raggi X, e di quelle corpuscolari (con riferimento, per es., alla radiazione cosmica).