dopo-Ottantanove
(dopo-’89, dopo ’89), s. m. inv. Fase politica successiva al crollo del muro di Berlino, avvenuto il 9 novembre 1989. ◆ Seguitò John Fuegi («Brecht & Company») alla ricerca del «vero autore» dell’«Opera da tre soldi». Fuegi pensò che il diluvio anticomunista del dopo ’89 fosse il momento buono. Ogni anno almeno un quotidiano ne ripropone le tesi. Un’ipertrofia pubblicitaria simile a quella di cui gode il «libro nero». (Luciano Canfora, Corriere della sera, 25 febbraio 1998, p.33, Cultura) • Dunque con l’11 settembre finisce il dopo-Ottantanove? Sì, il dopo-Ottantanove e la strategia del nuovo ordine mondiale. (Manifesto, 16 settembre 2001, p. 6, Apocalisse) • «Dobbiamo renderci conto che nella società civile del dopo-’89 l’uomo postmoderno sta vivendo un travaglio in cui si apre la possibilità per il cristianesimo di intercettare le domande costitutive dell’esistenza, che sono a fior di pelle in ciascuno» [Angelo Scola intervistato da Marco Politi]. (Repubblica, 23 maggio 2005, p. 11, Commenti).
Derivato dal s. m. inv. Ottantanove con l’aggiunta della prep. dopo, usata con funzione di prefisso.
Già attestato nella Repubblica del 10 maggio 1991, p. 29 (Paolo D’Agostini).
V. anche dopo Muro.