dolce1
dólce1 agg. [lat dŭlcis]. – 1. Di sapore (di cui è prototipo quello dello zucchero) che costituisce, con l’amaro, il salato e l’acido, una delle quattro sensazioni gustative fondamentali e che viene percepito quando siano eccitati chimicamente particolari recettori nervosi situati sui margini della porzione anteriore della lingua: d. come il miele; queste pere sono dolcissime; il caffè lo preferisco poco d.; vino d., appena levato dal mosto, o con un maggiore contenuto di glicosio; farina d., quella di castagne; patate d., le batate; formaggio d., che ha sapore delicato, non piccante. Si contrappone per lo più ad amaro: mandorle amare e mandorle d.; arance d. e arance amare; è contrario di salato o salso solo nella locuz. acqua d., quella dei fiumi o dei laghi (contrapposta all’acqua del mare); marinaio d’acqua d., iron., di marinaio che non abbia molta confidenza col mare; ma è contrapposto a duro nella locuz. acqua dolce, acqua poco ricca di sali di calcio e di magnesio. 2. Con usi estens.: clima d., mite, tiepido (contr. di crudo, rigido); terra d., non dura, che si lavora facilmente; legno d. (contrapp. a legno duro), facile a lavorarsi, o che fa fuoco di scarsa durata; carbone d., ottenuto artificialmente dalla combustione del legno dolce; metallo, marmo d., poco duri, agevoli a lavorare (di metallo si dice anche di tempra d.); acciaio d., extra-d., acciaio con tenore di carbonio rispettivamente tra 0,13-0,20% e 0,06-0,13%; materiali magnetici d. (per es., ferro d.), v. magnetico; salita, discesa d., moderata, non ripida; movimenti d., lenti e aggraziati, non bruschi; avere i piedi d., piatti. In musica, annotazione per indicare che un passaggio va eseguito piano e con delicatezza. In fonetica e grammatica, z, s dolci, sonore (per es. in żelo, roṡa); c, g dolci, palatali o più propr. prepalatali (č, ǧ, per es. in cima, gelo); spirito d., segno che nella scrittura greca si pone sopra vocali iniziali non aspirate (v. spirito). 3. fig. a. Amabile, piacevole, che produce sensazione gradita o dà piacere all’animo: una vocina d.; il d. suono d’un violino; parole, espressioni d.; un d. ricordo; spirava un d. zefiro; D. e chiara è la notte e senza vento (Leopardi); un d. sonno, calmo, tranquillo; il d. far niente, espressione proverbiale per indicare uno stato di ozio felice e spensierato; fare la d. vita, una vita di lusso, di ozio e di piaceri. b. Tenero, affettuoso: un d. abbraccio; le d. carezze; sguardo, sorriso d.; fare gli occhi d., guardare teneramente o mostrando di desiderare ardentemente la persona o l’oggetto. c. Mite, benigno, cortese: io son troppo d. di cuore, non penso che a levar di mezzo gli ostacoli, a facilitar tutto, a far le cose secondo il piacere altrui, e trascuro il mio dovere (Manzoni); indole, carattere d.; fare un d. rimprovero; con d. maniere; fare d. violenza. d. Caro, amato (poet. o in espressioni d’affetto): la sua d. sposa; mio d. amico; il d. nido familiare. 4. poet. Con valore di avverbio, dolcemente, soavemente: Chi non sa come d. ella sospira E come d. parla e d. ride (Petrarca); D. in core ei s’allegri e d. gema (Foscolo). 5. Sostantivato al masch.: a. Sapore dolce: il d. mi piace poco; il troppo d. stucca; fig.: dopo il d. vien l’amaro. b. Dolcezza, anche in senso fig.: e ancor mi distilla Nel core il d. che nacque da essa [dalla visione di Dio] (Dante); un detto d’alcun d. asperso ... sostegno e cibo Esser solea dell’infelice amante (Leopardi). c. Per l’uso come vero e proprio s. m., v. dólce2. ◆ Dim. dolcino, dolcétto, alquanto dolce; anche sostantivato: il dolcino delle barbabietole, dei finocchi; questo vino ha un dolcetto che non dispiace. ◆ Avv. dolceménte, sempre in senso fig., con dolcezza, con soavità, con grazia, con leggerezza, ecc.: parlare, trattare, rimproverare, suonare, cantare dolcemente; posare, toccare dolcemente; E ’l rosigniuol che dolcemente all’ombra Tutte le notti si lamenta e piagne (Petrarca); scivolare, addormentarsi dolcemente; tinte che sfumano dolcemente; declivio che scende dolcemente.