divorare
v. tr. [dal lat. devŏrare, comp. di de- e vorare «inghiottire»] (io divóro, ecc.). – 1. Mangiare con ingordigia, detto propr. degli animali, spec. feroci: il leone divorò la preda; ella fu prestamente divorata da molti lupi (Boccaccio); per estens., riferito a persona (come soggetto), mangiare avidamente o in gran fretta: divorò la sua cena ed uscì; si scagliò contro il malcapitato come se volesse divorarlo. 2. fig. Consumare, distruggere: s’è divorato tutte le proprie sostanze; il fuoco divorò ogni cosa; di passione che strugge: l’invidia lo divora continuamente; essere divorato dall’odio, dalla gelosia, dall’ambizione. Con altri usi fig.: d. con gli occhi, guardare intensamente e con bramosia; di libri, leggerli d’un fiato: quanto a la tragedia, io l’ho già letta, anzi divorata (Caro); di cammino, strada, ecc., percorrerla in un baleno: benché Brigliador la via divora, Pur con Baiardo non la può durare (Berni). ◆ Part. pres. divorante, anche come agg. (v. la voce).