divanista
s. m. e f. Chi ha la consuetudine di viaggiare facendosi ospitare e dormendo sul divano; chi attende in poltrona o su un divano. ◆ Viaggiando si creano delle reti di amici di tutto il mondo, che spesso decidono di rivedersi. A dicembre una ventina di loro hanno trascorso una nottata nei locali di San Lorenzo tra cucina italiana e chiacchiere multiculturali. Per dormire, poi, si sono appoggiati ai «divanisti» romani: un centinaio quelli disposti a ospitare viaggiatori. (Sandro Foschi, Corriere della sera, 6 gennaio 2006, p. 10) • [Massimo] Gibelli doveva riformare il settore comunicazione - ufficio stampa, comunicazione al cittadino, sindaco e giunta - separando le news istituzionali da quelle politiche. Ma il suo progetto illustrato ai Quartieri è fermo ancora al palo. Anzi il sindaco [Sergio Cofferati] prima annunciò che mai avrebbe avuto un ufficio stampa «per risparmiare su una delle più robuste consulenze della giunta precedente», poi decise di affidare a Giuseppe Paruolo la delega alla Comunicazione. Due stop ai piani del suo portavoce che mese dopo mese ha smesso di inviare «gibelline» alla stampa, a essere sul «pezzo». Fermandosi in anticamera, ma solo per fare quattro chiacchiere con i «divanisti» (i cronisti di palazzo in attesa delle esternazioni quotidiane del sindaco). (Andrea Chiarini, Repubblica, 24 gennaio 2007, Bologna, p. III).
Derivato dal s. m. divano con l’aggiunta del suffisso -ista.
Già attestato nel Corriere della sera del 28 maggio 1996, p. 17 (Mario Pappagallo).