disturbo
s. m. [der. di disturbare]. – 1. Il disturbare o il disturbarsi, e anche l’incomodo, il fastidio, ecc., che ne è l’effetto: d. della quiete notturna; dare, recare, procurare d.; prendersi il d. di ...; non vorrei esserti di d.; perdoni il d.; le tolgo il d., frase convenzionale pronunciata da chi prende congedo dopo una visita. Anche, cagione di disturbo, d’incomodo: questo viaggio è per me un grave disturbo. Nel linguaggio milit., azione di disturbo, il complesso delle operazioni tattiche intraprese per ostacolare l’attuazione di fini perseguiti da reparti nemici (l’espressione è usata anche in senso fig. e generico). 2. Leggera irregolarità o disordine nelle funzioni organiche: ho qualche d. di stomaco; patisce spesso di d. viscerali; d. dovuti al mal di mare, al mal d’aria; d. nervosi, psichici, mentali; rimettersi, guarire da un disturbo. 3. Nel linguaggio scient. e tecn., perturbazione del normale andamento di un fenomeno, del regolare funzionamento di un dispositivo o di una macchina, e simili: d. magnetici, perturbazioni del campo magnetico terrestre; disturbo di alimentazione, perturbazione del funzionamento di un apparecchio elettrico dovuta a irregolarità della corrente che lo alimenta. In partic., nella tecnica delle telecomunicazioni, perturbazione che ostacola una buona ricezione, sino a renderla addirittura impossibile; nelle radiocomunicazioni tali perturbazioni sono in genere dovute a scariche elettriche temporalesche (d. atmosferici) o a scariche insorgenti in dispositivi elettrici (d. industriali), oppure ad emissioni interferenti.