distratto
agg. [part. pass. di distrarre]. – 1. a. Con valore verbale, tolto, sottratto da qualche cosa per essere volto altrove o destinato ad altro uso: somme d. dal capitale. b. letter. Diviso: la città di Siena ... distratta in molte fazioni (Guicciardini); anche spiritualmente: era d. in troppe cure. 2. a. Nell’uso com., di persona che ha la mente rivolta altrove, così da non prestare attenzione a ciò che si dice o si fa intorno a lei o da non rendersi perfettamente conto dei suoi stessi atti: mi sembri d.; è spesso d. durante la lezione; scusami, non t’ho sentito, ero d.; anche come qualità abituale, di chi va spesso soggetto a distrazione: un uomo assai d.; in questo senso, spesso sostantivato: è un gran distratto. Talora, assorto in un pensiero che distoglie dalla realtà: Orlando, ch’era in gran pensier distratto (Ariosto). b. Con valore verbale e con compl. di causa efficiente, allontanato, sviato: è d. da troppe cose (cioè: «ci sono troppe cose che lo distraggono»); la sua mente era d. da altre preoccupazioni. ◆ Avv. distrattaménte, con distrazione o per distrazione, senza por mente a ciò che si fa o che vien detto: parlare, agire distrattamente; ascoltava distrattamente la lettura del rapporto; l’ho detto così, distrattamente.