dispetto2
dispètto2 (ant. despètto) s. m. [lat. despĕctus -us, der. di despicĕre «disprezzare»]. – 1. Atteggiamento di superiorità sdegnosa o di ostentata noncuranza verso persone o cose; disprezzo: avere in d., a d., in gran d., disprezzare; degno d’ogni d. (Dante). Con questo sign., la parola è ormai ant. o letter. (v. anche dispitto) ma sopravvive nell’uso mod. nella locuz. a dispetto di ... (propr. a disprezzo di ...), a proposito di azione che si faccia nonostante che altri non voglia o cerchi d’impedirla o se n’abbia a male: ci voglio andare a tuo d., a tuo marcio d., a d. d’ognuno; a d. della legge; a d. del destino avverso; partiremo a d. del vento contrario; fig., stare in paradiso a d. dei santi, impuntarsi a stare in un luogo dove non si sia bene accetti. 2. Atto compiuto espressamente e con malignità per far dispiacere altrui, per irritare o procurare danno: fare un d., dei d.; ricevere un d.; l’ha detto solo per fare un d. a me. Anche, il sentimento, l’intenzione per cui l’atto si compie: l’ha fatto per d. (talora, lo stesso che per ripicca); pare che faccia per d. a non capire. Riferito a fatti, eventi, circostanze, la locuz. per d. è spesso adoperata come inciso: io lo so, ma, per d., non te lo dico; e con sign. attenuato: finalmente il salto gli riuscì, ma proprio in quel momento, per d., non c’era nessuno a guardarlo; quante volte, tornandoci sopra,... gli venivano in mente, quasi per d., parole che tutte sarebbero state meglio di quell’insulso ‘si figuri!’ (Manzoni). 3. Sentimento di stizza, di contrarietà spesso invidiosa, di sorda irritazione: provò d. per il mio successo; il d. lo rode; non riuscì a nascondere il proprio dispetto. 4. Nella poesia popolare, lo stesso che disperata. ◆ Dim. dispettino, dispettùccio (si diverte a fare i soliti dispettucci); pegg. dispettàccio.