discendere
discéndere v. intr. e tr. [lat. descendĕre, comp. di de- e scandĕre «salire»] (coniug. come scendere). – 1. intr. (aus. essere) Forma meno com. di scendere, nel sign. proprio di andare giù, venire giù (d. dai monti, dall’albero, da cavallo, dal treno; d. nel pozzo, nella miniera; d. a valle; fig., d. nella fossa, nel sepolcro, morire) e nei sign. estens. di declinare, essere in pendio (il poggio discende gradatamente verso il piano), tramontare (detto degli astri), abbassarsi (detto di temperatura: il barometro continua a discendere). È però più com. di scendere, oltre che nelle frasi Cristo discese all’inferno, Enea discese nell’oltretomba o agl’inferi e sim., nel sign. di avere origine: discendeva da nobile famiglia; si vantava di d. da stirpe principesca; e, in musica, in quello di dirigersi, di una melodia o di un intervallo, dall’acuto al grave; è inoltre esclusivo nel sign. fig. di seguire, conseguire (intr.), in espressioni come: ne discende che ...; l’effetto, la conseguenza che ne discende ..., e sim. 2. Sinon. di scendere anche nell’uso trans.: d. le scale; d. il colle; e la danzante Discende un clivo onde nessun risale (Foscolo); fig.: Già discendendo l’arco d’i miei anni (Dante). ◆ Part. pres. discendènte, anche come agg. e sost. (v. la voce).